Il cloud e, in particolare, i servizi cloud, stanno sempre più diventando la soluzione migliore per gestire agevolmente le più disparate esigenze professionali ed aziendali.
Spesso si ricollega il termine cloud al semplice hosting di informazioni, quali possono essere quelle necessarie per il corretto funzionamento di un sito web. In realtà, le soluzioni cloud più evolute consentono di risolvere problemi pratici coi quali molte aziende sono costrette a misurarsi ogni giorno, spesso senza sapere che esiste un’alternativa.
Spostare parte della propria infrastruttura sul cloud e, col tempo, la maggior parte di essa, consente di evitare nuovi investimenti sull’hardware e di semplificare la configurazione di rete dell’azienda godendo, allo stesso tempo, delle garanzie offerte dal cloud provider in termini di affidabilità e disponibilità dei servizi oltre che delle funzionalità di backup automatico dei dati.
Caso concreto: un’azienda che oggi utilizza da uno a decine di server tipicamente deve pagare più figure professionali per l’amministrazione dell’infrastruttura, la configurazione e l’aggiornamento di ogni singola macchina. Il contenuto di ciascun server può essere migrato sul cloud liberandosi così di tutte le attività legate alla gestione dell’infrastruttura, dei costi connessi all’acquisto di nuovo hardware e delle problematiche relative alla continua verifica delle policy di sicurezza per la protezione dei dati memorizzati lato server.
Sul cloud non è possibile spostare solo l’infrastruttura ma anche piattaforme e servizi.
Creare o spostare un database sul cloud, effettuare elaborazioni ed analisi sui dati, creare un’applicazione, allestire un sito web istantaneamente (ad esempio ricorrendo a pacchetti preconfigurati) è divenuta cosa oggi sempre più semplice.
Iniziamo quest’oggi un viaggio avvincente durante il quale proveremo a guidare i lettori alla scoperta di una delle piattaforme cloud più flessibili e versatili in assoluto: Microsoft Azure.
Il nostro obiettivo è quello di presentare un argomento che può sembrare ostico con un linguaggio il più possibile comprensibile, citando numerosi esempi e presentando le informazioni più importanti per comprendere il funzionamento e le potenzialità della piattaforma sotto forma di “contenuti brevi”. Vere e proprie “pillole” che guideranno professionisti e decisori aziendali alla scoperta dei vantaggi derivanti dall’adozione di Azure in ottica completamente cloud o con un approccio ibrido.
Prima di iniziare
Per iniziare suggeriamo l’attivazione di un account Azure. La procedura è molto semplice, non implica nessun obbligo/vincolo ed è completamente gratuita.
Anzi, Microsoft offre ben 170 euro di servizi “spendibili” liberamente per un mese dall’attivazione della trial.
L’attivazione del proprio account Azure gratuito è effettuabile portandosi in questa pagina quindi cliccando sul pulsante verde Inizia subito.
Per iniziare subito a provare Azure, è sufficiente registrarsi oppure effettuare il login con un qualunque account Microsoft già esistente (Outlook.com, Hotmail, Live,…).
Che cos’è Azure e perché è utile
Da diversi anni a questa parte, Azure è sempre più divenuto il simbolo dell’approccio seguito da Microsoft che guarda al cloud, pressoché in ogni prodotto dell’azienda, come soluzione principe per la gestione delle problematiche più frequenti in ambito professionale ed aziendale.
Ma che cos’è Azure?
Azure è un insieme di servizi che consentono di creare in modo rapido applicazioni attraverso una rete di datacenter gestita da Microsoft stessa.
Ad una prima “occhiata”, Azure può apparire come qualcosa di informe, astratto e complesso. In realtà si tratta di una piattaforma cloud che nel corso degli anni è diventata sempre più flessibile, aperta e solida e che permette di essere molto concreti ed immediatamente produttivi.
I servizi offerti da Azure in molti casi possono essere utilizzati da soli ma possono essere pensati come le tante tessere di un puzzle, utili per arrivare a realizzare architetture anche molto complesse.
Essi sono fra loro integrabili in modo tale da creare un’architettura interamente basata sul cloud oppure possono essere sfruttati per porre in essere architetture ibride amalgamando i servizi Azure con quelli utilizzati on-premises (ossia installati ed eseguiti sulle macchine di proprietà dell’azienda o del professionista).
Risorse di calcolo e spazio disco pressoché infinite, senza preoccuparsi degli aspetti legati alla configurazione
Per comprendere immediatamente le potenzialità della piattaforma Azure, basti pensare che gli utenti hanno la possibilità di utilizzare le risorse di calcolo di cui hanno bisogno in modo istantaneo, al bisogno, senza quindi dover affrontare spese importanti per installare, ad esempio, un server o una batteria di macchine all’interno della propria struttura (on-premises).
Grazie alle risorse dislocate nei 22 datacenter sparsi per tutto il mondo sui quali poggia Azure (Microsoft ne sta per inaugurare degli altri), che sono tra l’altro in continua crescita, gli utenti hanno a disposizione risorse virtualmente infinite.
Che si abbia necessità di spazio su disco, di creare vere e proprie macchine virtuali, di ospitare servizi, siti e applicazioni web, Azure risponde alle necessità dell’utente permettendo di istanziare le risorse di cui ha effettivamente bisogno. Tutto ciò avviene senza che l’utente debba preoccuparsi di dove le risorse si trovano o della loro configurazione spicciola.
Le risorse richieste, infatti, diventano subito utilizzabili con la possibilità quindi di concentrarsi sugli aspetti operativi, senza la necessità di misurarsi con tutto quanto avviene “dietro le quinte” (come invece bisogna fare sempre nel caso di configurazioni on-premises).
Azure a braccetto con i prodotti opensource
Nel costruire Azure, Microsoft ha fatto una scelta vincente: nelle mani degli utenti, a qualunque livello essi usino la piattaforma, viene posta una grande libertà di scelta.
Azure, infatti, consente di adoperare non soltanto soluzioni Microsoft ma qualunque altro prodotto opensource, a partire dalle principali distribuzioni Linux (Ubuntu, CentOS, Oracle Linux, SUSE Linux Enterprise Server, OpenSUSE e CoreOS).
La piattaforma non obbliga ad acquisire nuove competenze: se si è sempre lavorato con stack LAMP (Linux, Apache, MySQL, PHP), Azure permette di essere subito operativi, riducendo i costi e riutilizzando tutto il lavoro svolto sino ad oggi.
Nel marketplace di Azure, poi, si trovano decine e decine di prodotti opensource già configurati per funzionare immediatamente sulla piattaforma Microsoft.
Una delle prossime puntate del nostro viaggio alla scoperta di Azure sarà proprio dedicata alla visione sempre più “open” di Microsoft.
Qual è il significato di IaaS, PaaS e SaaS?
Quando si parla di Azure o di altre piattaforme cloud si usano frequentemente i termini IaaS e PaaS: l’uno è acronimo di Infrastructure as a Service, l’altro di Platform as a Service.
Una piattaforma IaaS offre i server, lo storage, l’hardware di rete ed ogni altro elemento che compone il datacenter attraverso servizi astratti e virtualizzati che sono erogati via Internet.
L’utente continuerà ad avere visibilità sui sistemi operativi e sulle applicazioni installate sull’hardware reso disponibile attraverso la Rete e a gestire in proprio tali risorse.
I servizi di IaaS sono tipicamente offerti utilizzando macchine virtuali che vengono messe a disposizione degli utenti.
In questi anni Microsoft ha investito molto sul modello PaaS arricchendo Azure con un elevato grado di innovazione.
L’approccio PaaS consente di trarre vantaggio da servizi cloud più sofisticati che vengono aggiunti ad un livello più alto rispetto alla virtualizzazione dell’hardware e dei sistemi operativi.
Il modello PaaS, infatti, permette di usare il cloud per fruire dell’infrastruttura applicativa (si pensi a database e middleware) o addirittura dell’intera piattaforma di sviluppo.
Ma, in un’ultima analisi, Azure è anche una piattaforma SaaS perché consente di fruire di applicazioni “preinstallate sul cloud” che possono essere immediatamente usate senza dover mai pensare agli aspetti di configurazione.
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Inviateci le vostre domande su Azure
Inviateci le vostre domande sulla piattaforma Azure pubblicando un commento in calce a questo articolo oppure via email all’indirizzo della redazione info@ilsoftware.it
Potete sottoporci qualunque tipo di quesito, richieste di approfondimento, delucidazioni sui temi trattati e proposte di argomenti da affrontare.
L’articolo prosegue alla pagina seguente.
Esempi di servizi IaaS e PaaS di Azure e attivazione dell’account
Alcuni esempi di servizi di IaaS offerti da Azure
Uno dei grandi vantaggi di Azure consiste nella possibilità, per gli utenti, di creare sia macchine virtuali Windows che Linux. Si possono creare gruppi di macchine, “visibili” reciprocamente, e allestire reti VPN in modo tale da permettere il collegamento da reti esterne ai datacenter Microsoft usando una connessione sicura (“tunnel” cifrato).
Gli utenti Azure hanno poi la possibilità di scalare le risorse sia in verticale che in orizzontale.
Nel primo caso, si possono aggiungere risorse hardware (processore, RAM, spazio disco) alla macchina – e quindi potenziarla – scegliendo fra diversi tagli. Le risorse usate dalla macchina possono essere anche ridotte al bisogno allorquando una configurazione più “spinta” non risultasse più necessaria.
Nel secondo, invece, si possono creare set di macchine composti anche da migliaia di istanze di macchine virtuali.
Gli utenti possono richiedere ad Azure di effettuare l’autoscaling ossia di scalare automaticamente, ad esempio, al raggiungimento di una certa condizione oppure al verificarsi di un dato evento.
Il provisioning ossia la predisposizione delle macchine virtuali può ad esempio essere effettuato dal portale di Azure, mediante script o tramite API.
Per ciascuna macchina virtuale, inoltre, si possono sfruttare le configurazioni predefinite su Azure oppure, addirittura, caricare le immagini (in formato VHD) delle macchine virtuali usate nella propria struttura (on-premises).
Azure offre un archivio di macchine virtuali sconfinato: sono disponibili macchine virtuali Windows Server (nelle varie versioni), Ubuntu, CentOS, RedHat, Debian, SuSE e così via.
Alcune macchine virtuali integrano pacchetti come SQL Server, Sharepoint o Dynamics già preconfigurati oppure applicativi preinstallati.
Le macchine virtuali utilizzate in Azure sono portabili: la piattaforma Microsoft consente di effettuare il download della singola macchina virtuale in formato VHD e, ad esempio, effettuare dei test anche on-premises.
Alcuni esempi di servizi di PaaS offerti da Azure
Il modello PaaS, come già visto in precedenza, consente di occuparsi del lato applicativo senza impegnarsi sulla parte infrastrutturale.
Professionisti e realtà d’impresa che hanno a disposizione applicazioni scritte, ad esempio, in .NET, Python, Node.js, Java o PHP possono caricarle su Azure, ospitarle sui server cloud della piattaforma ed eseguirle poggiando su di essi.
Lo sviluppatore, poi, può usare molteplici sistemi per la distribuzione (deployment) delle applicazioni: Azure permette l’utilizzo di Visual Studio, GitHub, BitBucket, Dropbox ed ovviamente dell’upload via FTP.
Azure offre inoltre una raccolta davvero estesa di applicazioni web preconfigurate: è quindi possibile usare CMS come WordPress, Joomla, Drupal, phpBB, Umbraco e così via senza doversi preoccupare dell’installazione e dell’impostazione di ciascun pacchetto.
La piattaforma Microsoft espone tutte le regolazioni del framework permettendo ad esempio la scelta della versione PHP da utilizzare nell’ottica del pieno supporto di tutte le funzionalità offerte da ciascun pacchetto software.
Una delle caratteristiche che gli utenti di Azure apprezzeranno di più è la possibilità di attivare con pochi clic il bilanciamento di carico o load balancing.
In altre parole, se si utilizza o si è sviluppato un’applicazione che può richiedere l’impegno di un importante quantitativo di risorse, si possono impostare – attraverso l’interfaccia web di Azure – il numero di istanze che possono risultare necessarie.
Quando una macchina virtuale dovesse risultare particolarmente “stressata” (ad esempio nel caso in cui la CPU dovesse essere stabilmente usata per oltre l’80%), Azure penserà a lavorare autonomamente “dietro le quinte” accendendo un’altra macchina virtuale in maniera automatica pur rispettando il limite massimo di istanze impostato dall’utente sul portale di gestione.
Questo tipo di scalabilità automatica può essere configurata anche “a tempo”: nel caso in cui si prevedesse un carico particolarmente impegnativo solo in un certo periodo dell’anno (per esempio allorquando si fosse realizzato un progetto il cui svolgimento è temporalmente limitato), l’utente ha la possibilità di agire su un’apposita configurazione prevista nel portale di Azure.
Chi gestisce siti web, inoltre, potrà gestire molto semplicemente domini personalizzati e prevedere in modo altrettanto rapido l’eventuale utilizzo di certificati digitali.
Trusted cloud: i dati sono al sicuro
Uno degli interrogativi che pone con maggior frequenza chi è abituato a lavorare con soluzioni on-premises è legato alla sicurezza della piattaforma cloud.
Azure, come vedremo già nella prossima puntata così come negli articoli a seguire, si propone come una piattaforma per il trusted cloud.
I dati costituiscono la risorsa più preziosa ed è per questo che Azure è nato per attendersi a quattro criteri: sicurezza, privacy, trasparenza e conformità.
Il fine ultimo è quello di garantire che l’infrastruttura di Azure sia resiliente agli attacchi, salvaguardi l’accesso degli utenti all’ambiente Azure e protegga i dati dei clienti tramite comunicazioni crittografate e procedure di prevenzione e gestione delle minacce, inclusi regolari test di penetrazione.
Utilizzando Azure, inoltre, il cliente resta sempre l’unico ed esclusivo proprietario dei suoi dati mantenendone contemporaneamente il pieno controllo.
Microsoft informa i clienti sul “luogo” ove i dati sono archiviati e indica quali sono le figure che possono eventualmente avervi accesso. A tal proposito, Azure ha ottenuto una serie di certificazioni da parte di enti terzi (standard di conformità internazionali e specifici del settore, come ISO 27001, HIPAA, FedRAMP, SOC 1 e SOC 2; standard specifici di singoli paesi come IRAP in Australia, G-Cloud nel Regno Unito e MTCS a Singapore) che hanno ratificato il rispetto di Microsoft delle vigenti normative in materia di sicurezza, trasparenza, conformità dell’infrastruttura e delle applicazioni.
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