Nonostante l’arrivo di Windows 11, Windows 10 rimane il sistema operativo più utilizzato in assoluto e continuerà a restarlo per molto tempo dal momento che la fine del supporto è stata fissata da Microsoft a ottobre 2025.
Nei nostri articoli abbiamo visto come risolvere i problemi con Windows 10, sia quelli che impattano con il normale funzionamento del sistema operativo sia quelli che ne impediscono l’avvio.
È estremamente difficile riassumere in poche righe le metodologie e gli strumenti che permettono di riparare Windows 10 e ripristinare il funzionamento del sistema. Cerchiamo però, di seguito, di distinguere tra i vari casi indirizzandovi verso le soluzioni più adatte.
1) Se il PC non funziona bene è bene effettuare una diagnosi per capire quale può essere la natura del problema.
Inutile gettarsi a pesce sull’utilizzo di una serie di comandi se non si accerta prima da che cosa può dipendere il comportamento anomalo del PC.
Nell’articolo citato in precedenza abbiamo fornito gli strumenti per verificare da cosa dipende la comparsa di una schermata blu, per controllare il comportamento del PC nell’ultimo periodo (ad esempio se si sono presentati degli errori), per assicurarsi che le problematiche riscontrate non siano riconducibili a moduli RAM difettosi o malfunzionanti.
2) È fondamentale verificare lo stato di hard disk e unità SSD: si possono usare semplici strumenti per riconoscere hard disk e SSD danneggiati effettuando il backup dei dati e valutandone la sostituzione.
Da evitare come la peste il comando CHKDSK sulle unità di memorizzazione che evidenziano problemi hardware perché in quel caso si rischierà di perdere ancora più dati.
3) Nel caso in cui non si rilevassero problemi su hard disk e SSD né a livello fisico né logico, una scansione approfondita del sistema alla ricerca di eventuali minacce è cosa imprescindibile. Come abbiamo visto nell’articolo sui migliori antivirus a pagamento e sulle differenze con quelli gratuiti, Malwarebytes Free può essere usato come “seconda opinione” per verificare la presenza di minacce che fossero passate inosservate ad altri strumenti.
4) I migliori strumenti per riparare installazioni di Windows 10 danneggiate sono essenzialmente due: SFC (System File Checker) e DISM (Deployment Image Service and Management Tool). Entrambi devono essere eseguiti dal prompt dei comandi aperto con i diritti di amministratore: basta quindi digitare cmd
nella casella di ricerca di Windows 10 e scegliere Esegui come amministratore.
Nell’articolo sui comandi da memorizzare per risolvere la maggior parte dei problemi in Windows abbiamo appunto spiegato il funzionamento sia di SFC che di DISM.
In alcune situazioni entrambe le utilità Microsoft, integrate in Windows 10, non riescono a correggere i file danneggiati su un’installazione “live”: risulta quindi necessario premere Windows+R
, digitare shutdown /r /o /f /t 0
per accedere al menu di avvio avanzato.
Scegliendo Risoluzione dei problemi, Opzioni avanzate e infine Prompt dei comandi si può riparare Windows 10 in modalità offline mentre cioè il sistema operativo non è in esecuzione.
Con il comando DISM è possibile anche sostituire i file danneggiati con quelli conservati nell’archivio di backup che ogni installazione di Windows 10 mantiene o servirsi del supporto d’installazione del sistema operativo.
5) Se Windows non si avvia dopo l’avvenuta installazione di qualche aggiornamento si può usare il comando DISM per annullare l’installazione degli aggiornamenti e disinstallarli dal sistema.
Come visto in precedenza, basta usare DISM dal prompt dei comandi aperto dal menu di avvio avanzato (compare automaticamente dopo due avvii falliti di Windows 10).
6) Nell’articolo su come riparare il PC da soli abbiamo visto tutte le principali motivazioni per cui un sistema Windows 10 può non avviarsi più e come comportarsi in ogni frangente.
Si spazia dai problemi legati a boot manager e bootloader, alla comparsa di uno schermo nero al caricamento di Windows oppure al momento dell’accesso con l’account utente, all’utilizzo dell’avvio pulito che permette di evitare il caricamento di file in esecuzione automatica potenzialmente responsabili della mancata conclusione della procedura di boot.
7) È bene ricordarsi che Windows utilizza un account ammministratore nascosto chiamato Administrator.
Nella modalità provvisoria esso può essere utilizzato di default ma in Windows 10 l’account Administrator è di norma disabilitato.
Se non si riuscisse ad accedere a Windows 10 usando uno degli account configurati, si può riavviare in modalità provvisoria oppure accedere al prompt dei comandi dal menu di avvio avanzato quindi attivare manualmente l’account Administrator:
Eventualmente si può anche creare un nuovo account dotato dei privilegi amministrativi per poi effettuare il login con quello, recuperare i dati che servono e lanciare i comandi per riparare Windows 10. Basta seguire le indicazioni per creare un account locale in Windows 10 dal prompt dei comandi (ultima parte dell’articolo).
8) Che Windows 10 si avvii o meno, si può eventualmente valutare di reimpostare il PC usando gli strumenti di sistema.
Digitando Reimposta il PC nella casella di ricerca si accede al meccanismo di ripristino che permette di ripristinare Windows 10 conservando o meno i file dell’utente.
In un altro articolo abbiamo visto come resettare un PC Windows 10 con Reimposta il PC o con un aggiornamento in-place che ha la peculiarità di memorizzare tutti i file dell’attuale installazione nella cartella Windows.old
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