Per alcuni utenti l’aggiornamento a Windows 11 non si preannuncia semplice come avvenuto in passato per la migrazione a Windows 10 da una precedente versione del sistema operativo Microsoft.
Mentre i requisiti hardware di Windows 7, Windows 8.x e Windows 10 sono rimasti per larga parte sostanzialmente gli stessi, con l’arrivo di Windows 11 Microsoft ha deciso di alzare l’asticella stabilendo alcuni requisiti minimi non soddisfatti neppure da alcuni PC relativamente moderni.
Ne abbiamo parlato nell’articolo in cui spieghiamo perché Windows 10 è destinato a diventare il nuovo Windows 7.
Il consiglio è quello di non correre subito ad aggiornare a Windows 11, almeno non sui sistemi che si utilizzano per scopi produttivi lasciando trascorrere non meno di un mese dalla data di rilascio, 5 ottobre 2021, per iniziarne a valutarne l’installazione.
Windows 10 sarà supportato con il rilascio di aggiornamenti di sicurezza almeno fino al 14 ottobre 2025 (ed è imminente il rilascio del feature update 21H2): non c’è quindi alcuna fretta per la migrazione a Windows 11.
Ciò premesso, i principali produttori di schede madri hanno condiviso una lista dei modelli compatibili con Windows 11:
- ASUS. Almeno 30 modelli di schede madri sono supportati. Ad esempio quelle basate sui chipset Intel serie 300 e AMD 300 e seguenti. Per la piattaforma HEDT sono supportati i chipset Intel X299 e gli AMD X399, TRX40.
- GIGABYTE. Compatibili con Windows 11 le schede madri basate sui chipset Intel X299, C621, C232, C236, C246, 200, 300, 400 e 500 oltre che le motherboard AMD TRX40, 300, 400 e 500.
- MSI. La compatibilità è in questo caso garantita per i prodotti delle serie 300, 400 e 500 tanto di Intel quanto di AMD. MSI ha anche menzionato i chipset della serie 100 e 200 ma al momento Windows 11 non supporta le CPU Intel di settima generazione.
- ASRock. La posizione di ASRock è sostanzialmente sovrapponibile con quella di MSI.
Controllare la compatibilità del sistema con Windows 11
Microsoft mette a disposizione l’utilità Controllo integrità PC che verifica la compatibilità del sistema in uso con Windows 11.
Si tratta di una versione destinata ai sistemi Windows a 64 bit anche perché Windows 11 è la prima release del sistema operativo Microsoft distribuita unicamente per le macchine basate su architettura x86-64 oltre che ARM64.
Nel caso dei PC rilevati come incompatibili con Windows 11, Controllo integrità PC chiarisce il motivo per cui non è possibile passare al nuovo sistema operativo. Basta installare l’applicazione, avviarla quindi cliccare sul pulsante Controlla ora.
Dopo appena qualche secondo di attesa Controllo integrità PC conferma la compatibilità del PC in uso con Windows 11 o, viceversa, chiarisce quali aspetti risultano bloccanti in vista dell’installazione del nuovo sistema operativo.
Un’utilità opensource alternativa è si chiama WhyNotWin11: mostra esattamente le motivazioni per cui un sistema non può essere aggiornato a Windows 11 evidenziando con uno o più quadretti di colore rosso quegli aspetti che risultano bloccanti.
Come preparare il PC in vista dell’arrivo di Windows 11
Anche se Controllo integrità PC indicasse il sistema come incompatibile con Windows 11 o WhyNotWin11 mostrasse uno o più riquadri di colore rosso o giallo, con un po’ di pazienza è possibile correggere la configurazione e preparare il PC per l’installazione di Windows 11.
1) Verificare la compatibilità del processore. Prima di procedere con i passaggi successivi suggeriamo di controllare se il processore installato sulla scheda madre è presente nella lista pubblicata e aggiornata da Microsoft.
Basta scorrere fino a Windows 11 (colonna Windows Edition) quindi fare clic su Supported AMD Processors oppure su Supported Intel Processors a seconda che si utilizzi una macchina basata su processore AMD o Intel.
La voce Supported Qualcomm Processors si riferisce ai SoC (System-on-a-Chip) basati su architettura ARM attualmente supportati.
L’utilità WhyNotWin11 è però in grado di verificare la presenza dello specifico processore in uso all’interno della lista di Microsoft.
La frase “Attualmente indicato come non compatibile” in WhyNotWin11 accanto alla voce Compatibilità CPU conferma che al momento il processore in uso non è presente nell’elenco Microsoft e che quindi l’installazione di Windows 11 non sarà possibile.
Non è però escluso che nei mesi successivi al rilascio di Windows 11 Microsoft possa ampliare il supporto ad altri processori di Intel e AMD.
Anche perché ci sono tanti modelli delle generazioni antecedenti l’ottava degli Intel Core e tra i Ryzen 1000 che possono eseguire senza difficoltà Windows 11.
Allo stato attuale l’incompatibilità del processore è forse lo scoglio più difficoltoso da superare perché verosimilmente la scheda madre installata non permetterà la sostituzione del processore con uno di generazione successiva.
Per verificare la scheda madre installata ed effettuare una verifica sui processori che essa supporta si può premere la combinazione di tasti Windows+R
, digitare msinfo32
quindi verificare quanto appare accanto a Produttore sistema e Modello sistema.
In alternativa si può usare l’utilità gratuita CPU-Z cliccando sulla scheda Mainboard.
2) Verificare che il modulo TPM 2.0 sia presente e attivo. Il modulo TPM (Trusted Platform Module) è presente ormai da tanti anni sotto forma di chip a livello di scheda madre oppure integrato a livello di processore (fTPM) lato firmware.
Ampiamente utilizzato sui sistemi aziendali, TPM è un modulo dedicato a sovrintendere i compiti legati a sicurezza, autenticazione, generazione di chiavi crittografiche e in generale a verificare l’integrità del sistema.
Per installare Windows 11 Microsoft ha stabilito che è necessario un sistema compatibile TPM 2.0; sui sistemi che utilizzano il precedente modulo basato sulle specifiche TPM 1.2 l’installazione non avverrà.
Con Windows 11 il chip TPM 2.0 diventa per la prima volta un requisito di sistema essenziale per l’installazione del sistema operativo. Considerando che il TPM 2.0 è stato introdotto nel 2015, un buon numero di macchine sarà aggiornabile a Windows 11 prendendo in considerazione questo specifico aspetto.
Il problema è che in alcuni casi il modulo TPM 2.0 potrebbe essere disattivato a livello di BIOS UEFI e in altri la macchina potrebbe usare le vecchie specifiche TPM 1.2.
Se Controllo integrità PC e WhyNotWin11 contestassero la mancata presenza o attivazione del chip TPM 2.0, si può verificare la segnalazione premendo Windows+R
quindi digitando tpm.msc
.
In alternativa, in Windows 10, si può scrivere Sicurezza dispositivi nella casella di ricerca del menu Start quindi cliccare su Dettagli processore di sicurezza.
Windows indica se il modulo TPM è attivo, se si sta utilizzando il chip sulla scheda madre o la versione fTPM e soprattutto la release delle specifiche (controllare la presenza del valore 2.0).
Se il chip TPM non risultasse presente o attivato, bisognerà riavviare il sistema e accedere al BIOS UEFI. In Windows 10 si può premere Windows+R
, digitare shutdown /r /fw /t 0 /f
quindi premere CTRL+MAIUSC+INVIO
per eseguire il comando con i diritti di amministratore.
In alternativa si può accedere al BIOS premendo un tasto specifico all’accensione del PC.
Una volta nel BIOS UEFI si deve attivare manualmente (Enable) il chip TPM 2.0 e salvare la modifica.
Se invece il sistema non supportasse le specifiche TPM 2.0 ma soltanto TPM 1.2 è possibile verificare sul sito web del produttore la presenza di un aggiornamento che permetta di aggiornare le specifiche. In questo modo si potrà superare il controllo effettuato da Windows 11 al momento dell’installazione.
In alternativa un modulo TPM 2.0 può essere eventualmente aggiunto sulla scheda madre come componente hardware addizionale a patto di avere un connettore libero. In un altro articolo abbiamo visto come scegliere un modulo TPM per installare Windows 11.
Con gli ultimi aggiornamenti del BIOS UEFI rilasciati dai vari produttori TPM 2.0 viene attivato per impostazione predefinita in maniera tale che l’utente non debba effettuare manualmente la procedura descritta in precedenza.
Va detto che tra il 2015 e il 2018 aziende come Dell, Fujitsu, HP e Lenovo hanno venduto computer con chip TPM 2.0 che venivano successivamente “declassati” limitandosi a mostrare la compatibilità con le specifiche TPM 1.2.
Il problema interessa soprattutto notebook aziendali e PC da ufficio con tecnologia Intel vPro con Windows 7 preinstallato.
Sul Web sono disponibili alcuni documenti di supporto che indicano se in questi casi, attraverso un aggiornamento del firmware, sia possibile abilitare di nuovo il supporto delle specifiche TPM 2.0.
In ogni caso, prima di aggiornare il firmware di un dispositivo, è bene leggere la documentazione acclusa: potrebbe ad esempio essere necessario disattivare la crittografia delle unità BitLocker perché altrimenti non sarà più possibile accedere ai dati memorizzati.
3) Il BIOS deve essere impostato in modalità UEFI. Sempre utilizzando l’utilità di sistema msinfo32
si deve verificare che accanto a Modalità BIOS sia mostrata la stringa UEFI e non Legacy.
Dopo essersi accertati che il BIOS supporti la modalità UEFI, nel caso in cui si stesse utilizzando la modalità Legacy si dovrà passare dallo schema MBR a GPT. Come spieghiamo nell’articolo sulla conversione di hard disk e SSD da MBR a GPT per installare Windows 11 è necessario che lo schema utilizzato per la gestione delle partizioni sia GPT.
Il comando seguente, da eseguire con i privilegi di amministratore così come visto nell’articolo citato e previo backup dell’unità, consente di passare da uno schema per la definizione delle partizioni all’altro:
Una volta conclusa la procedura di conversione si deve riavviare il sistema tornando nel BIOS UEFI quindi impostare UEFI invece di Legacy BIOS, UEFI Compatible, UEFI CSM nella voce che permette di definire la modalità BIOS da utilizzare.
Senza quest’ultima modifica il sistema operativo non risulterà avviabile. L’importante è in ogni caso controllare che sia impostata la corretta sequenza di avvio (Boot order) a livello di BIOS UEFI.
4) Attivare la funzionalità Secure Boot. Fiumi di inchiostro sono stati spesi quando Secure Boot fu presentata alcuni anni fa bloccando di fatto l’installazione e l’utilizzo della maggior parte delle distribuzioni Linux.
Una soluzione è stata trovata con Microsoft che firma gli shim Linux ovvero i bootloader di primo grado utilizzati per l’avvio di molte distribuzioni del pinguino. Ma le applicazioni distribuite sotto licenza GNU GPLv3 sono al momento escluse e non possono essere firmate rendendole compatibili con Secure Boot.
In un altro articolo abbiamo visto perché in Windows 11 l’abilitazione di Secure Boot diventa un requisito essenziale per il sistema operativo (fino ad oggi le precedenti versioni di Windows possono essere installate e utilizzate anche con Secure Boot disabilitato).
Riavviando il sistema e accedendo al BIOS UEFI come visto in precedenza, bisogna quindi accertarsi di attivare Secure Boot, almeno nel caso in cui Controllo integrità PC e WhyNotWin11 non indicassero la funzionalità come abilitata.
5) Compatibilità DirectX 12. L’aggiornamento a Windows 11 richiede anche l’utilizzo di una scheda grafica capace di supportare supporta DirectX 12 / WDDM 2.x, la versione delle librerie multimediali che Microsoft ha realizzato a suo tempo per Windows 10. Si parla molto meno di questo requisito rispetto ad esempio al modello di processore, a Secure Boot, al chip TPM ma molti PC potrebbero essere ad oggi esclusi.
È ovvio che Microsoft sta tirando dritta per la sua strada: le librerie OpenGL-Vulkan potrebbero essere più efficienti nello sfruttare l’hardware disponibile ma per l’utilizzo di Windows 11 la compatibilità DirectX 12 / WDDM 2.x diventa requisito imprescindibile.
Le utilità citate, quella di Microsoft e quella non ufficiale, offrono il loro responso ma premendo Windows+R
quindi digitando dxdiag
si può verificare la compatibilità con le ultime librerie grafiche Microsoft (Versione DirectX in basso nella scheda Sistema).
6) Creare un’immagine di backup del sistema
Prima di installare Windows 11 è opportuno creare un’immagine di backup dell’intero sistema. Si può utilizzare Macrium Reflect, Veeam Agent for Windows free, AOMEI Backupper, Acronis Cyber Protect o qualunque soluzione di disk imaging.
In alternativa si può anche fare tutto da Windows digitando Windows+R
, scrivendo control
, cliccando su Backup e ripristino quindi su Crea immagine di sistema.
Specificando un supporto di memorizzazione esterno come destinazione si può così creare un backup da usare in caso di necessità.
7) Disinstallare le applicazioni che possono essere causa di problemi e scollegare tutte le periferiche non necessarie
Per evitare qualunque problema durante l’aggiornamento a Windows 11 il suggerimento è quello di rimuovere qualunque programma che possa interferire con la procedura.
Particolare attenzione dovrebbe essere riposta su quelle applicazioni che lavorano a più basso livello, ad esempio antivirus e suite antimalware.
Bisognerebbe inoltre avere l’accortezza di disconnettere tutte le periferiche esterne che non sono strettamente necessarie in modo che non vengano rilevate durante l’installazione di Windows 11.
8) Liberare almeno 20 GB di spazio per l’installazione di Windows 11
Windows 11 necessita di almeno 20 GB di spazio libero su hard disk o SSD per l’installazione.
Utilizzando Impostazioni di archiviazione di Windows 10, oppure utilità per scoprire la distribuzione dello spazio su disco è possibile fare pulizia e recuperare un po’ di spazio prima di avviare l’aggiornamento a Windows 11.
La stessa utilità Pulizia disco confermata in Windows 11 offre la possibilità di applicare una serie di efficaci interventi per recuperare spazio prezioso.
Installare comunque Windows 11 sui sistemi che non rispettano i requisiti
Ad oggi risulta possibile installare Windows 11 anche sui sistemi che non rispettano i requisiti minimi in termini di processore e chip TPM 2.0 utilizzando uno script.
Basta eseguire il file Skip_TPM_Check_on_Dynamic_Update.cmd
contenuto in questo articolo per fare in modo che Windows 11 si astenga dal verificare alcuni requisiti (è comunque necessario che il Secure Boot sia abilitato).
Come spieghiamo nell’articolo dedicato al superamento dei controlli sui requisiti minimi di Windows 11, Skip_TPM_Check_on_Dynamic_Update.cmd
aggiunge una chiave nel registro di sistema e registra un evento WMI per evitare la verifica di processore e TPM al momento dell’aggiornamento a Windows 11.
Al momento lo script funziona ma è probabile che Microsoft ne possa bloccare a breve l’utilizzo.
L’azienda di Redmond ha inoltre dichiarato che i computer aggiornati a Windows 11 che non rispettano i requisiti minimi non riceveranno alcun aggiornamento attraverso Windows Update. Questo può diventare un grosso problema soprattutto sul piano della sicurezza.
Vedremo cosa accadrà dopo il rilascio della versione definitiva di Windows 11, il 5 ottobre.