Chi reinstalla Windows ogni anno nel 2024?

Negli anni '90 e all'inizio degli anni 2000 era diffusa tra gli utenti la convinzione che Windows dovesse essere reinstallato all'incirca ogni anno. Oggi quasi nessuno si ricorda di questo vecchio adagio.

In passato vi era l’abitudine di procedere con una nuova installazione di Windows a distanza di circa un anno dalla precedente. Addirittura, soprattutto negli anni ’90, si trattava di una consuetudine piuttosto diffusa. Chi lo fa ancora oggi e perché?

Diciamo subito che in ambito business si cerca in tutti i modi di scongiurare una reinstallazione da zero del sistema operativo. Procedere in tal senso può comportare l’interruzione della continuità operativa. Rispetto a diversi anni fa, tuttavia, si hanno a disposizione molteplici strumenti per ripristinare il sistema, in caso di necessità, riducendo al minimo di tempi di fermo.

Da dove viene il consiglio di reinstallare Windows ogni anno

Il consiglio di reinstallare Windows ogni anno, o comunque con una certa regolarità, risale ai tempi in cui le versioni precedenti del sistema Microsoft, come Windows 95, 98, e lo stesso Windows XP, erano più suscettibili a problemi di performance nel tempo.

L’installazione di nuovi software, l’aggiornamento dei driver e l’uso quotidiano del sistema portavano all’accumulo di file temporanei, voci di registro inutilizzate e altri residui software che potevano rallentare il sistema.

Il registro di sistema, poi, è un componente che resta di importanza cruciale importanza anche ai giorni nostri. Pensate al “sanguinoso” esperimento recentemente condotto da uno youtuber sul registro di Windows 10. Con il trascorrere del tempo, il registro di sistema tende ad appesantirsi tenendo traccia di molte configurazioni e impostazioni relative a software di terze parti.

Nelle versioni precedenti di Windows, gli strumenti per la manutenzione e l’ottimizzazione del sistema erano meno avanzati rispetto a quelli disponibili oggi.

Così, reinstallare il sistema operativo poteva sembrare una soluzione semplice ed efficace per risolvere una vasta gamma di problemi.

La migrazione dagli hard disk agli SSD ha risolto un problema alla radice: grazie alle performance di I/O nettamente migliorate nel caso delle unità a stato solido, si è eliminato uno dei colli di bottiglia che attanagliavano i sistemi delle precedenti generazioni. Se il miglior hard disk non supera i 150-250 MB/s in lettura/scrittura sequenziale, nel caso degli SSD SATA le prestazioni salgono fino a 500 MB/s per spingersi oltre i 7.000 MB/s nel caso delle unità PCIe NVMe. La differenza è abissale.

Perché oggi non serve reinstallare Windows così di frequente come un tempo

L’utilizzo di configurazioni hardware molto più “generose” rispetto a qualche tempo fa rende quasi irriconoscibili quelle operazioni di I/O più impegnative che, in passato, affossavano letteralmente le prestazioni del PC. L’utilizzo di un SSD per il caricamento del sistema operativo e delle applicazioni resta quindi essenziale: per la memorizzazione dei dati si può ricorrere a un più capiente hard disk installato come unità secondaria.

Allo stesso modo, è bene riflettere sulla configurazione della memoria RAM verificando se e quando è opportuno ampliarla.

Anche se oggi, quindi, si sente molto meno la necessità di reinstallare Windows per risolvere eventuali problemi di performance, è comunque bene applicare alcune cautele irrinunciabili.

Punti di ripristino e disk imaging

Innanzi tutto, si dovrebbe riattivare la creazione dei punti di ripristino premendo Windows+R, digitando sysdm.cpl ,4 scegliendo il tasto Configura per l’unità C: quindi abilitando l’opzione Attiva protezione sistema. Digitando Ripristino nella casella di ricerca quindi selezionando Apri Ripristino configurazione di sistema, si ha la possibilità di riportare il sistema a uno stato precedente.

Prima di installare un nuovo software si dovrebbe creare sempre un punto di ripristino (alcuni programmi dispongono l’operazione in modo automatico). Inoltre, si può sempre ricorrere a un software di disk imaging come Macrium Reflect per fotografare la configurazione di Windows in un certo momento (ad esempio dopo aver installato tutti i programmi che servono e configurato la macchina secondo le proprie esigenze). Posto che esistono svariate alternative, anche sotto forma di software liberi e open source, Macrium Reflect Free era una scelta pratica ed efficace.

Usiamo l’imperfetto perché Macrium Reflect Free non è più aggiornato anche se resta scaricabile e utilizzabile facendo riferimento a questo link per il download.

Utilizzo della virtualizzazione

Un tempo prerogativa delle realtà aziendali e dei professionisti, diversi player hanno da tempo democratizzato il concetto di virtualizzazione. Microsoft stessa permette di installare Hyper-V in tutte le edizioni di Windows, fatta eccezione per la Home (anche se in questo caso è possibile forzare l’installazione di Hyper manualmente).

Poiché l’hardware oggi lo permette, il consiglio è quello di creare una o più macchine virtuali con Hyper-V o con altri software per la virtualizzazione. In questo modo si possono provare programmi e configurazioni in ambienti del tutto separati rispetto al sistema sottostante (host).

Il concetto è separare tutto ciò che è possibile separare: perché impiastrare la macchina principale se si possono fare esperimenti eseguendo più sistemi operativi (anche diversi da Windows) in un ambiente virtualizzato?

L’idea vincente è sempre quella di configurare la macchina secondo le proprie necessità, con il set di programmi che serve. Niente di più, niente di meno. A questo punto si può installare una soluzione per la virtualizzazione che consenta di lavorare in un’installazione di Windows (o di altri sistemi operativi) completamente separata dal sistema principale.

Se pensate che sia complicato, in Windows 10 e Windows 11 tutto si riduce al premere Windows+R, digitare optionalfeatures quindi spuntare la casella Hyper-V nella finestra Funzionalità Windows.

Nulla vieta di ricorrere a software per la virtualizzazione alternativi come Virtualbox e VMware, recentemente divenuto gratuito nelle versioni Workstation Pro e Fusion Pro.

Ripartire un con profilo utente diverso

In caso di problemi, con Windows 10 e Windows 11 vale la pena creare un nuovo account utente sulla macchina in uso. È possibile creare un account utente in diversi modi: premendo Windows+L per bloccare il sistema e tornare alla finestra di login, si può quindi scegliere l’account appena aggiunto.

Ogni account Windows, infatti, dispone di una sua cartella %appdata% che in alcuni casi può diventare davvero affollata e pesante. Per non parlare del fatto che ciascun account utente ha la sua chiave HKEY_CURRENT_USER nel registro di sistema di Windows.

Ricominciare con un altro account, appositamente creato, potrebbe aiutarvi a risolvere diversi problemi.

Per creare un nuovo account locale con i diritti di amministratore, basta aprire il prompt dei comandi digitando cmd nella casella di ricerca di Windows quindi scegliendo Esegui come amministratore:

net user nome-utente password /add

È ovviamente necessario sostituire nome-utente con il nome desiderato per l’account e password con la password da assegnare. Per attribuire i permessi amministrativi, è sufficiente scrivere quanto segue:

net localgroup administrators nome-utente /add

Ricordiamo che gli account Microsoft, diversamente dagli account locali, permettono di sincronizzare automaticamente preferenze e impostazioni da un sistema all’altro.

Ripristinare il sistema conservando i file personali

Digitando Reimposta il PC nel menu Start di Windows 10 e di Windows 11, si accede a una finestra che offre gli strumenti per riportare il sistema allo stato di fabbrica.

In Windows 11 si deve cliccare sul pulsante Ripristina il PC mentre in Windows 10 su Inizia, immediatamente al di sotto della sezione Reimposta il PC.

In entrambi i casi si può avviare una reinstallazione di Windows che mantiene i dati personali (eliminando app e impostazioni) oppure rimuove tutte le informazioni. C’è anche la possibilità di scegliere l’immagine locale di Windows oppure scaricarla dal cloud, appoggiandosi ai server Microsoft.

Per riportare Windows alla configurazione di fabbrica sbarazzandosi anche della maggior parte delle applicazioni preinstallate dal produttore (tranne quelle provenienti dal Microsoft Store), è possibile servirsi del comando systemreset -cleanpc al prompt dei comandi.

Credit immagine in apertura: Copilot Designer

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