Il rigonfiamento delle batterie di smartphone, tablet, notebook e altri dispositivi mobili è un fenomeno piuttosto frequente. Può capitare di accingersi a utilizzare uno dei propri dispositivi e, improvvisamente, realizzare che la batteria risulta gonfia.
Spesso l’anomalia è evidente perché la batteria, aumentando di dimensioni, riesce a incurvare la zona della tastiera di un notebook o la parte che viene appoggiata sul tavolo (tanto che il PC non sembra più “in piano”) oppure a flettere o addirittura a staccare il dorso dello smartphone.
Da che cosa dipende questo fenomeno? Come evitare che accada e come comportarsi nel caso in cui si rilevasse il problema?
Batteria gonfia: da cosa dipende
Le normali batterie agli ioni di litio (Li-Ion) sono accumulatori che permettono di essere ricaricati per migliaia di volte. Esse offrono un ottimo rapporto peso/potenza e, come spesso ricordato, non soffrono più dell'”effetto memoria” che contraddistingueva le vecchie batterie nichel-cadmio (le batterie agli ioni di litio non riducono l’autonomia complessivamente disponibile “ricordando” la precedente ricarica).
Anzi, con le batterie Li-Ion più le sostanze chimiche al loro interno vengono mosse meglio è. L’ideale sarebbe caricare spesso le batterie agli ioni di litio (evitando però di caricarle al massimo della loro capacità) e lasciare che si scarichino (non del tutto però) effettuando insomma cicli di carica e scarica non completi (ovvero non tra 0% e 100% e viceversa).
Con l’obiettivo di preservare le batterie dei suoi iPhone, Apple stessa ha recentemente imposto la regola “40-80” con iOS 13. La Mela ritiene che le batterie Li-Ion danno il meglio di sé e durano più a lungo (senza spiacevoli incidenti come quello oggetto di questo articolo) se mantenute sempre tra il 40% e l’80% di autonomia: Le novità di iOS 13, nuova versione del sistema operativo lanciata oggi da Apple.
Ci rendiamo conto che non è sempre facile, indipendentemente dal dispositivo che si usa, tenere la batteria sempre tra il 40% e l’80% di autonomia. Il consiglio, però, è comunque quello di non aspettare che l’autonomia scenda troppo per ricaricare e, allo stesso tempo, scollegare il dispositivo dalla presa elettrica a muro quando l’autonomia indicata è all’80-85% o poco più.
Nemici delle batterie agli ioni di litio sono le alte temperature. Si pensi a uno smartphone o un notebook lasciati sotto il sole (ad esempio in auto, parcheggiata in luogo assolato), all’abitudine di molti di dimenticare il dispositivo “perennemente” collegato alla rete elettrica, all’utilizzo scorretto su materiali che non favoriscono il ricambio dell’aria e quindi la dissipazione del calore (un PC appoggiato sulle gambe, sul divano o sulle coperte del letto,…), all’impiego intensivo del device per lunghi periodi di tempo (i componenti interni come CPU e GPU possono generare molto calore e contribuire a passarlo anche alla batteria).
A danneggiare la batteria, per i motivi illustrati in precedenza, può contribuire anche lo scarso utilizzo (batteria lasciata completamente scarica per lungo tempo), modalità di conservazione inadeguate (batteria lasciata inutilizzata a elevate temperature) ma anche l’abuso della ricarica veloce può contribuire in negativo: vedere Caricare la batteria del cellulare: gli errori da evitare per farla durare di più.
Nel caso dei notebook, consultare anche l’articolo Batteria portatile: come verificarne lo stato di salute che fornisce alcune indicazioni al fine di verificare la salute della batteria con gli strumenti di Windows.
Quando la batteria viene ricaricata, gli ioni di litio passano tra un elettrodo e l’altro, in particolare dal catodo all’anodo; durante la fase di scarica, invece, si verifica il processo inverso. Per facilitare questa “migrazione”, gli ioni vengono fatti transitare attraverso un elettrolita, un composto organico volatile e infiammabile.
Tra le aree in cui sono immersi i due elettrodi è posta una membrana che funge da separatore di sicurezza.
L’obiettivo è infatti evitare che possa essere un qualunque tipo di contatto tra catodo e anodo perché si verificherebbero fenomeni di incendio ed esplosione della batteria.
Utilizzi scorretti delle batterie come quelli citati in precedenza possono favorire la generazione di dendriti ossia delle ramificazioni sull’elettrodo che con il tempo possono addirittura arrivare a forare la barriera di sicurezza (“separatore”) tra anodo e catodo.
L’abuso delle ricariche rapide offerte oggi da tutti i top di gamma e da molti dispositivi di fascia media non aiuta: gli ioni di litio fanno molta più fatica a dissolversi nell’elettrolita favorendo la formazione di dendriti e aumentando le probabilità di cortocircuiti.
La batteria comincia a gonfiarsi sia quando le reazioni chimiche non si completano correttamente (si genera un gas che tende ad aumentare il volume), sia quando la separazione tra gli elettrodi non è più adeguata.
Nelle situazioni maggiormente compromesse, l’umidità dell’aria può contribuire ad accelerare il processo di gonfiamento e degassamento, specie se la membrana di separazione risulta danneggiata.
Cosa fare se la batteria dello smartphone o del portatile è gonfia
La prima cosa da fare quando si ha a che fare con un dispositivo la cui batteria risulta gonfia è spegnerlo immediatamente. Inoltre, non si dovrebbe mai collegare un dispositivo con batteria gonfia alla rete elettrica; viceversa, si dovrebbe attendere la scarica della batteria (almeno per quanto possibile) per poi procedere con la sua sostituzione.
L’importante è non usare mai l’acqua sulla batteria perché può causare o favorire un incendio e, per lo stesso motivo, non lavorare mai in ambienti carichi di umidità o troppo al chiuso.
In molti casi, purtroppo, la batteria dello smartphone non risulta rimovibile: il moderno design unibody è un problema in questo senso.
La prima cosa da fare è contattare il servizio di assistenza del produttore del dispositivo, anche quando questo fosse fuori garanzia. La differenza tra un produttore e l’altro si vede anche questi casi, quando ad esempio vengono forniti suggerimenti concreti per gestire e risolvere il problema.
In ogni caso, se non si avessero le competenze per aprire lo smartphone in sicurezza, è bene rivolgersi a un centro assistenza per la sostituzione della batteria. Di solito non è un’operazione particolarmente costosa e possono essere chiesti tra 50 e 200 euro per la riparazione a seconda della tipologia di batteria e dispositivo.
Diversamente, ci si potrà aiutare con i tanti video pubblicati su YouTube per accedere ai componenti interni del dispositivo senza fare danni e procedere con la sostituzione (su Google si può cercare la sigla della batteria o il nome del telefono seguito da spare parts o battery replacement per trovare una batteria sostitutiva).
È bene comunque ricordare che la batteria, una volta rimossa, deve essere smaltita obbligatoriamente presso centri di raccolta che si occupano dello smaltimento di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Inoltre, le batterie gonfie non possono essere né spedite né maneggiate in maniera approssimativa perché sono considerate oggetti potenzialmente pericolosi. Se la batteria dello smartphone, del notebook o di qualunque altro dispositivo emanassero odori o facessero fumo, bisognerà porli all’aperto lontano da qualunque materiale infiammabile. Non appena il problema sarà superato, si potrà procedere con la rimozione della batteria.
Non vogliamo dare l’impressione che un dispositivo con la batteria gonfia sia una bomba ad orologeria: il fatto è che se si continua a utilizzare il dispositivo danneggiato a tempo indeterminato, ignorando il problema e proseguendo con cicli di carica e scarica (che vengono gestiti in maniera anomala) allora sì potrebbero verificarsi incidenti anche gravi.
La batteria gonfia dovrà essere smaltita prima possibile ma stivandola temporaneamente in un luogo fresco e asciutto (non certo il frigorifero!), lontano da materiale infiammabile e oggetti che possono prendere fuoco, ci si potrà organizzare per conferirla al centro di raccolta e smaltirla come si deve.