Flipper Zero, dispositivo utilizzato per i penetration test (e non solo) è finito sotto accusa in Canada.
Nel paese nordamericano, infatti, a quanto pare tale strumento è diventato di uso comune tra i ladri d’auto, causando un incremento consistente di questo genere di crimine. Ciò sta portando le autorità canadesi a valutare un vero e proprio divieto.
I creatori di questo accessorio hanno però voluto respingere con decisione quanto sostenuto. Attraverso il loro sito, infatti, gli sviluppatori hanno affermato di essere utilizzati come “spauracchio”, esortando gli utenti a firmare una petizione contro questa possibile mossa del governo canadese.
Secondo i produttori di Flipper Zero, infatti, questa mossa sia dannosa per la cybersicurezza e che potrebbe rallentare il progresso tecnologico, accusando poi i politici che spingono verso questa direzione a non conoscere approfonditamente il fenomeno dei furti d’auto.
Flipper Zero e il possibile ban in Canada: la difesa dell’azienda
Il possibile divieto rispetto a Flipper Zero in Canada non è un fulmine a ciel sereno. Già nel corso di febbraio infatti, il ministro della Pubblica Sicurezza aveva rilasciato dichiarazioni, rispetto ai furti di vetture, facendo chiaro riferimento all’accessorio incriminato.
Chiaramente in disaccordo rispetto questa opinione, si è espresso il COO di Flipper Device, ovvero Alex Kulagin. Per Kulagin, infatti, dispositivi come Flipper Zero “Non possono essere utilizzati per dirottare alcuna vettura“.
Nel blog dell’azienda poi, viene fatto notare che esistono strumenti molto più specifici per entrare nelle automobili senza dover utilizzare le chiavi. Nello specifico, l’azienda fa riferimento ai ripetitori di segnale. Si tratta di prodotti liberamente commercializzati online, capaci di trasmettere il segnale del portachiavi di un auto a un dispositivo ricevente, gestibile anche da un qualunque hacker. Tale segnale, poi, può facilmente essere utilizzato per accedere alla vettura.
Non è la prima volta che Flipper Zero balza agli onori della cronaca in contesti poco edificanti. Lo scorso mese di novembre, per esempio, il dispositivo ha fatto parlare di sé in quanto capace di causare crash su iPhone.