I cookie tornano a essere protagonisti dopo le decisione, da parte di Google e Mozilla, seppur con approcci diversi, di limitarne l’utilizzo indiscriminato.
Da un lato Google ha recentemente annunciato che le prossime versioni di Chrome saranno più severe nel verificare il corretto utilizzo dell’attributo SameSite: in altre parole, ciascun cookie dovrà specificare entro quali ambiti viene utilizzato permettendo agli utenti l’eliminazione dei cookie superflui e consentire il mantenimento dei cookie tecnici necessari per la gestione automatica di procedure di login e carrelli dei siti di ecommerce: Google dichiara guerra ai cookie condivisi tra più siti web.
Mozilla ha invece annunciato l’attivazione predefinita in Firefox del blocco degli elementi traccianti di terze parti. Il browser di Mozilla, cioè, bloccherà i cookie che tipicamente vengono utilizzati per risalire agli spostamenti di un utente da un sito web all’altro, con la possibilità di tracciare una sorta di identikit sui suoi interessi e le sue preferenze.
Oggi Mozilla ha voluto lanciare quella che sembra una “provocazione”: il servizio sperimentale si chiama Track This! ovvero “Tracciate questo“, una evidente presa in giro rivolta a quei soggetti che sfruttano cookie condivisi tra più siti web per raccogliere informazioni sugli argomenti di maggior interesse per ciascun utente.
Il sito Track This! apre 100 schede nel browser, indipendentemente dal software utilizzato per navigare in rete, facendo apparire l’utente come se fosse parte di uno dei quattro profili individuati da Mozilla: un tipo sempre alla moda, un soggetto con una vasta capacità di spesa interessato al lusso in tutte le sue forme, un ossessionato dalle teorie complottiste, un influencer specializzato su temi legati alla salute, alla bellezza, sui rimedi naturali.
L’idea di Mozilla è semplice: aprire tanti siti web per trarre in inganno coloro che usano cookie traccianti e indurli a comporre un identikit che non è affatto veritiero.
Forse sarebbe stato preferibile educare gli utenti ricordando che hanno sempre a disposizione la possibilità di cancellare completamente la cronologia della navigazione, cookie compresi e che le disposizioni sulla gestione dei cookie di profilazione (anche di terze parti) impongono che l’utente debba essere messo nelle condizioni di accettarli o meno alla prima visita di qualunque sito web.
Vale però la pena ricordare che non esistono solo i cookie per tracciare gli utenti online: l’utilizzo di meccanismi di fingerprinting è sempre più diffuso e non coinvolge l’uso di alcun cookie.
Abbinando lo user agent trasmesso dal browser con una serie di parametri aggiuntivi acquisibili dopo aver stabilito una sessione con il server web remoto (si può arrivare a raccogliere caratteristiche sull’hardware usato sul client), la tecnica del fingerprinting attribuisce un identificativo univoco al sistema client usato dall’utente, indipendentemente dalla sua tipologia, fattore di forma e sistema operativo installato.
Inutile dire che l’editoria online si regge sul rapporto di fiducia tra chi produce i contenuti e i lettori che devono essere sempre informati sui trattamenti di dati svolti. Ma i lettori, a loro volta, devono sapere che usare strumenti di ad blocking sui siti web che espongono messaggi pubblicitari non invasivi e nel totale rispetto degli utenti contribuirà progressivamente alla morte di quelle stesse testate.