Abbiamo spesso parlato di quanto sia pericolosa la commistione tra i dispositivi che si usano per la propria attività lavorativa e quelli che si adoperano per svago o comunque negli ambienti domestici.
In questi giorni sta facendo il giro del mondo un video che ritrae un giudice statunitense e due legali che si erano dati appuntamento su Zoom per discutere una causa (vedere questo post su Twitter).
Uno degli avvocati si è palesato in videoconferenza sotto le sembianze di un gatto scusandosi più volte e dichiarando di non essere in grado di risolvere la situazione.
Il giudice ha capito il problema invitando il legale a controllare il filtro applicato su Zoom.
Come spiegato in questo articolo, Zoom permette di trasformare chi partecipa alla videochiamata facendogli assumere gli aspetti più disparati. Grazie alla realtà aumentata qualcosa di simile può essere effettuato anche con Google Duo: il personaggio selezionato seguirà la mimica facciale e riprodurrà le espressioni dell’utente con i movimenti di occhi e bocca.
Nel caso dell’avvocato statunitense il dispositivo da lui utilizzato per la videoconferenza con Zoom era stato evidentemente utilizzato da qualche componente familiare (ad esempio bambini e ragazzi) divertitosi ad attivare qualche filtro.
Ciò che ha messo in difficoltà l’avvocato è che i filtri Zoom non sono ad oggi supportati su tutte le piattaforme quindi si è trovato in grave difficoltà nel tentativo di porre rimedio alla situazione imbarazzante.
Inoltre, il gatto non esiste tra i filtri proposti di default da Zoom sui client Windows, macOS e iOS. Abbiamo infatti potuto verificare che esso arriva da un’applicazione esterna, chiamata Snap Camera e sviluppata dagli stessi autori di Snapchat.
Snap Camera è disponibile solo nelle versioni per Windows e macOS: scontato, quindi, che l’avvocato abbia utilizzato uno di questi due sistemi.
Perché il legale non è riuscito a disattivare subito il filtro? Semplicemente perché la disattivazione, nel caso di Snap Camera, non si fa dalla sezione Sfondi e filtri di Zoom.
Snap Camera crea sul sistema in uso una videocamera virtuale accessoria che acquisisce in ingresso il segnale proveniente dalla webcam reale quindi applica il filtro selezionato dall’utente sfruttando algoritmi di realtà aumentata.
Cliccando sull’icona Video nella barra inferiore di Zoom si può scegliere se usare direttamente la webcam integrata nel PC o collegata esternamente (vedere Webcam portatile: verificarne il funzionamento in Windows 10) oppure la videocamera virtuale Snap Camera.
Per annullare il filtro e neutralizzare gli effetti dell’utilizzo di Zoom da parte di altri utenti l’avvocato avrebbe dovuto subito fare riferimento al pulsante Video posto nella parte inferiore dell’interfaccia.
Snap Camera è compatibile con qualunque soluzione per le videoconferenze che permette la scelta della sorgente video di ingresso: si può quindi usare con Zoom ma anche con Google Meet, Microsoft Teams, Skype e così via. Attenzione quindi a usare i filtri soltanto quando lo si volesse fare davvero. Si eviteranno situazioni spiacevoli.
Nell’articolo Come funziona Zoom: gli aspetti principali abbiamo presentato tutte le principali informazioni sulla nota soluzione per creare videoconferenze e parteciparvi usando qualunque dispositivo.