I principali operatori telefonici che si sono aggiudicati le licenze per l’attivazione di reti LTE (Long Term Evolution) nelle varie aree geografiche italiane hanno iniziato a proporre le proprie offerte commerciali. La trasmissione dei dati a banda larga in mobilità può avvenire sfruttando le bande di frequenza a 800, 1.800, 2.000 e 2.600 MHz. Mentre i 2 GHz sono stati sostanzialmente snobbati da tutti gli operatori telefonici, la trasmissione dei dati avverrà attraverso le altre tre finestre. Secondo quanto emerso, TIM farà ad esempio funzionare la sua rete LTE sui 1.800 MHz ma non è detto che gli altri operatori facciano altrettanto (la scelta, oltre che su motivazioni tecniche, è basata sui lotti di frequenza che sono stati assegnati alla fine dell’asta indetta dallo Stato).
A partire dello scorso 1° gennaio, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato il via libero all’utilizzo della banda a 800 MHz da parte degli operatori telefonici. È probabilmente la banda più ambita perché utilizzando tale frequenza le società di telecomunicazioni possono allestire una rete mobile a banda larga di nuova generazione (presentata commercialmente con l’appellativo 4G) controllando i costi (gli investimenti sono più contenuti rispetto alle altre bande) e, soprattutto, avendo la possibilità di offrire una miglior copertura sul territorio (l’impiego di frequenze trasmissive basse permette di attraversare gli ostacoli più “difficili”); le frequenze superiori agli 800 MHz consentono di coprire aree decisamente più contenute.
Telecom Italia e Vodafone si aggiudicarono, ciascuna, due blocchi trasmissivi sugli 800 MHz, un blocco sui 1.800 MHz e tre blocchi sui 2.600 MHz; Wind due sugli 800 MHz e quattro sui 2.600 MHz; 3 Italia uno sui 1.800 MHz e quattro sui 2.600 MHz.
Adiconsum ammonisce le parti in causa e ricorda che l’attivazione delle trasmissioni dati sulla banda degli 800 MHz potrebbe andare ad interferire con il digitale terrestre. Risultato? Alcuni canali televisivi potrebbero risultare improvvisamente oscurati, irricevibili a tratti o ricevibili in maniera tutt’altro che ottimale.
Proprio per questo motivo, il Ministero – in collaborazione con la Fondazione Ugo Bordoni – ha aperto uno “sportello reclami” online, raggiungibile cliccando qui. “Help interferenze” consentirà al cittadino di segnalare la scorretta ricezione dei canali televisivi (digitale terrestre). Qualora i problemi derivassero dall’attivazione dei servizi LTE da parte degli operatori di telefonia mobile, un antennista – inviato all’indirizzo specificato – provvederà all’installazione gratuita di un filtro in modo da eliminare ogni problema di ricezione. Secondo quanto stabilito dal Decreto Crescita 2.0, l’installazione dei filtri presso il domicilio del cittadino sarà finanziata dagli operatoria di telefonia attraverso un apposito fondo.
L’installazione dei filtri, si spiega sul sito “Help interferenze“, è da intendersi a titolo gratuito solamente per le famiglie in regola con il pagamento del canone RAI. Requisito che ha immediatamente fatto sollevare nuove critiche da parte di Adiconsum: “se le indicazioni fornite dalla Fondazione Bordoni saranno accolte“, ha dichiarato Pietro Giordano, Segretario Generale dell’associazione “ si commetterebbe un grave errore ed un’iniquità. Il canone RAI, infatti, ha natura tributaria e non ha nulla a che vedere con la fornitura del servizio pubblico essenziale come è la televisione. Non è possibile mischiare il diritto dei consumatori di accedere ad un servizio pubblico essenziale (vedi art.1 L. 103/75) con il dovere di pagare la tassa di possesso della TV (c.d. canone Rai). Il diritto va garantito e, ove si rilevi che il canone non è stato pagato, lo Stato ha gli strumenti per richiedere il pagamento dello stesso“. Giordano sostiene insomma che l’intervento d’installazione dei filtri debba essere in ogni caso garantito. In caso contrario, si escluderebbero dall’assistenza gratuita non solo tutti coloro i quali, ad esempio, abbiano in corso una controversia o una contestazione con la RAI per il pagamento del canone (magari perché non dovuto o perché già versato) ma anche coloro i quali, ad esempio, abbiano solo di recente cambiato la propria residenza, o abbiano solo di recente acquistato un immobile come prima casa.