File system ReFS presto nelle unità Dev Drive di Windows 11: cosa sono

Microsoft spinge l'acceleratore sull'utilizzo del file system ReFS: Windows 11 lo supporterà direttamente e consentirà la creazione di volumi Dev Drive in formato VHD per velocizzare le macchine virtuali.

Nel 2012, quando sono stati presentati Windows Server 2012 e Windows 8, Microsoft ha introdotto il supporto per un nuovo file system chiamato ReFS (Resilient File System).
Confrontato con NTFS, ReFS nasce come un file system ad alta affidabilità (da qui l’aggettivo “resiliente”) e tollerante agli errori, in grado di gestire grandi quantità di dati e di fornire una migliore protezione contro la perdita di dati.
La gestione dei dati più efficiente rende inoltre ReFS particolarmente utile per le aziende e le organizzazioni che lavorano con grandi quantità di dati.

In un altro articolo abbiamo visto cos’è e come funziona ReFS. Tra le sue principali caratteristiche citiamo la capacità di gestire volumi di grandi dimensioni (fino a 1 Yottabyte ovvero 1012 Terabyte), la rilevazione e la correzione automatica degli errori, la protezione contro la corruzione dei dati e la possibilità di effettuare snapshot per la creazione di backup. ReFS utilizza inoltre l’approccio copy-on-write che consente di ridurre il rischio di perdita di dati durante le operazioni di scrittura.

Con lo schema copy-on-write, quando un file viene modificato ReFS ne crea una copia solo relativamente ai byte che sono stati cambiati astenendosi dal generare una copia dell’intero file. La stessa tecnica viene usata anche per la gestione dei metadati dei file ovvero delle informazioni contenute nei file come il nome, la data di creazione e le autorizzazioni di accesso.

ReFS protagonista nella gestione delle macchine virtuali

A gennaio 2023 è emerso che Microsoft intende puntare su ReFS anche per l’utilizzo sui sistemi Windows 11. Se il sistema operativo è in grado di supportare ReFS sin dai tempi di Windows 8 e Windows Server 2012, ad oggi non è ancora possibile installare Windows 10 o Windows 11 in una partizione formattata con questo specifico file system.

Attivando una funzione nascosta nelle versioni di anteprima, è possibile installare Windows 11 su ReFS senza alcun passaggio aggiuntivo. Si tratta di un evidente indizio del fatto che Microsoft intenda estendere ulteriormente il supporto ReFS.

Cosa sono i Dev Drive basati su ReFS e come funzionano

C’è però un’altra interessante novità scovata a marzo 2023 che a fine maggio diventa disponibile nelle versioni di anteprima di Windows 11: attraverso l’interfaccia del sistema operativo oppure da riga di comando, è possibile abilitare la creazione di unità Dev Drive basate sul file system ReFS. I Dev Drive sono speciali volumi di archiviazione virtuali che Microsoft messe a disposizione per gli sviluppatori e gli amministratori IT. L’azienda di Redmond ha infatti sempre affermato che ReFS è un file system ottimizzato per accelerare le performance delle macchine virtuali. Con Windows 11 vi è quindi l’intenzione di facilitarne l’utilizzo in modo da rendere ancora più veloci le macchine virtuali Hyper-V.

I Dev Drive sono primariamente indicati per l’utilizzo come repository di codice sorgente e file di progetto, come cache dei pacchetti software, per creare output e file intermedi mentre, come conferma Microsoft, non sono adatti per ospitare i vari strumenti di sviluppo comunemente utilizzati dal programmatore.

Per configurare un nuovo Dev Drive in Windows 11, è sufficiente accedere alle impostazioni del sistema operativo, selezionare Sistema, Archiviazione, Impostazioni di archiviazione avanzate, Dischi e volumi quindi selezionare l’opzione che permette di creare una nuova unità Dev Drive.

Per utilizzare i Dev Drive (attivabili da qualunque edizione di Windows 11) sono necessari almeno 50 GB di spazio libero su disco con Microsoft che consiglia almeno 16 GB di memoria RAM (minimo 8 GB). Al momento, inoltre, è necessario essere membri del programma Windows Insider e ricevere le build più recenti attraverso il canale Dev.

Come spiega Microsoft nel documento di supporto su Dev Drive, il consiglio è quello di scegliere il formato VHDX per la memorizzazione del contenuto del volume virtuale in quanto è possibile creare unità capienti fino a 64 TB (compatibilmente con lo spazio disponibile sul sistema host) e godere di una maggiore protezione contro errori di I/O imprevisti causati da problemi come l’improvvisa interruzione dell’alimentazione elettrica.

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