La Federal Communications Commission (FCC) statunitense, agenzia governativa indipendente incaricata di regolare tutti i possibili utilizzi dello spettro radio, delle telecomunicazioni e delle comunicazioni internazionali, ha appena approvato quella che è considerabile come il primo provvedimento, a livello mondiale, in materia di “neutralità della rete”.
L’approvazione della risoluzione è stata piuttosto travagliata: tanti i pareri contrari che si sono registrati e la maggioranza che ha fatto scattare il semaforo verde è risultata risicatissima (tre voti contro due a favore dei Democratici).
Il provvedimento USA sulla “net neutrality” pone alcuni paletti ma, agli occhi di molti osservatori, appare lacunoso, per non dire pericoloso, sotto altri aspetti.
Entrando nel merito, i provider Internet non potranno imporre restrizioni impedendo o rendendo difficoltoso l’accesso a determinati contenuti web. Gli stessi fornitori di connettività, inoltre, dovranno rendere note, in modo chiaro, le proprie politiche per la gestione del traffico di rete. Purtuttavia, essi avranno titolo per applicare tariffe più elevate, nei confronti degli utenti finali (leggasi “abbonati”) nel caso in cui il traffico gestito provochi un elevato consumo in termini di banda (i.e. IPTV).
Gli operatori di telefonia mobile, di contro, potranno bloccare applicazioni e servizi che dovessero essere ritenuti in concorrenza con quelli offerti. Si tratta di un’evidente disparità di trattamento giustificata, dalla FCC, in forza delle piattaforme tecnologiche utilizzate per il broadband “mobile” e per quello su rete fissa.
Le eccezioni sollevate sono molteplici. In primo luogo, alcuni vedono un rischio nel provvedimento che tenta di imbrigliare, tra articoli e commi, il funzionamento della Rete che invece non dovrebbe essere oggetto di interventi governativi. I detrattori delle nuove norme vedono in esse addirittura un pericolo per la neutralità della rete anziché uno strumento per garantirne la sussistenza.
Il provvedimento, inoltre, favorisce un trattamento speciale (più velocità, maggior disponibilità di banda) per quelle realtà aziendali che pagano di più. Qui il timore è che si crei una Rete a due velocità con un trattamento difforme per le varie tipologie d’utenza.
Con l’espressione “neutralità della Rete” o “net neutrality” si fa riferimento ad un principio secondo cui la rete a banda larga deve essere priva di restrizioni arbitrarie applicate sui dispositivi ad essa collegati e sulle modalità con cui essi operano. Il fornitore Internet non dovrebbe fare differenza alcuna tra i vari tipi di “contenuti” che transitano attraverso la sua rete né applicare discriminazioni su dati, mittenti e destinatari.