Cassandre di tutto il mondo si stringono periodicamente attorno a Facebook. Nonostante le ultime statistiche firmate GlobalWebIndex pongano il social network di Mark Zuckberg ancora saldamente al primo posto (seguono YouTube, Google+, Twitter e LinkedIn), a parte un calo di iscritti pari al 3% fatto evidenziare nel 2013, ogni tanto vengono pubblicati studi che ipotizzano un futuro tracollo di Facebook.
Questa volta sono gli accademici della Princeton University a dipingere un futuro a tinte fosche per Facebook. Secondo i ricercatori, che hanno qui pubblicato il loro studio, il social network in blu potrebbe perdere ben l’80% dei suoi iscritti entro il 2017.
Gli universitari spiegano di aver applicato, per lo studio delle dinamiche di Facebook, un modello utilizzato per lo studio delle epidemie e che si è rilevato molto appropriato, ad esempio, nel caso di MySpace. Quella perdita di interesse che oggi si starebbe verificando soprattutto fra i giovani, potrebbe quindi esacerbarsi nei mesi a venire.
È vero, Facebook sta cercando di cambiare pelle (Facebook lancia gli argomenti di tendenza e guarda a Paper) ma si tratta davvero di cambiamenti che guardano all’interesse degli iscritti?
Non è raro infatti imbattersi in valutazioni come quella di Francesco Costa che critica le modalità con cui i contenuti vengono proposti da Facebook, per scelta dello stesso social network.
La critica è che Facebook diventa sempre più una “vetrina” dove maggiore visibilità è data a quei contenuti che hanno riscosso il numero maggiore di “Mi piace“, non a quei commenti, ad esempio, che meriterebbero comunque un posto in primo piano perché fonte di importanti spunti di riflessione.
Un approccio con cui Facebook sembra volersi sempre più ergere a “giudice” col risultato che le interazioni fra utenti, eccezion fatta per la rete più stretta di amici e conoscenti, sembrano essere gestite da un unico burattinaio. E questo, col passare del tempo, potrebbe piacere sempre di meno.