Graph Search, il motore di ricerca “sociale” che Facebook aveva presentato lo scorso gennaio, esce dalla “beta” e diventa ora utilizzabile da parte di tutti gli utenti statunitensi. A breve, dopo l’adozione oltreoceano, lo stesso strumento dovrebbe diventare fruibile anche in Europa.
Come avevamo anticipato, Graph Search permetterà di effettuare ricerche mirate basate sulle preferenze e sugli interessi degli utenti iscritti al social network di Mark Zuckerberg (nella foto a lato). Sarà ad esempio possibile individuare, con una richiesta formulata “in linguaggio naturale” del tipo “quali amici vivono a Milano?” oppure “ristoranti di Firenze che piacciono ai miei amici” oppure “amici a cui piace Ritorno al futuro“, i contatti che hanno determinati gusti o nutrono certi interessi.
Qualora Facebook non trovasse le informazioni cercate sul suo network, “passerà la palla” al motore di ricerca Bing che esporrà i risultati provenienti dalle pagine web.
Il nuovo strumento concepito dai tecnici di Facebook introdurrà, com’è ovvio, una serie di problematiche collegate col tema della privacy. Sarà innanzi tutto necessario verificare le impostazioni sulla privacy che il social network imporrà di default. Quali utenti avranno titolo per ottenere il nostro nome e cognome sulla base di una ricerca effettuata per preferenze ed interessi?
Molto probabilmente, stando a quanto trapelato, il Graph Search potrebbe funzionare tra amici e fra gli amici di amici. È tutt’altro che escluso, però, che gli inserzionisti possano avere qualche forma d’accesso privilegiata, al netto dell’utilizzo di qualche misura cautelare – da parte di Facebook – a tutela della privacy degli iscritti.
Il Graph Search non è al momento in grado di trovare le informazioni provenienti dagli aggiornamenti di stato degli utenti, non può reperire dati dalle applicazioni di terze parti e non è disponibile sulle applicazioni mobili di Facebook.
L’algoritmo che elabora le risposte fornite dal Graph Search, inoltre, appare suscettibile di diverse migliorie: in certi casi la domanda posta dall’utente non viene correttamente interpretata mentre, in altri fragenti, il nome dell’utente viene accostato a ricerce “discutibili”. Almeno stando ai giudizi di chi ha provato in anteprima il funzionamento del nuovo motore di ricerca sviluppato a Menlo Park.