Anche le informazioni mai pubblicate dagli utenti sotto forma di post vengono messe in cascina da parte di Facebook. È quanto emerge esaminando i risultati di uno studio elaborato da due esperti del social network di Mark Zuckerberg: le informazioni degli iscritti vengono ritenute di grande interesse anche quando queste non vengono messe a fattor comune con gli altri utenti.
Non è dato sapere se la pratica sia adesso utilizzata abitualmente da Facebook: gli autori dello studio, infatti, hanno precisato che il loro obiettivo consisteva principalmente nell’indagare su alcuni aspetti sociologici legati all’impiego del social network.
Nel periodo di test, infatti, circa il 71% degli utenti presi in esame avrebbe scritto almeno un commento od un post astenendosi però dal pubblicarlo. Una sorta di “auto-censura” sulla quale Facebook ha voluto porre la lente d’ingrandimento.
Per Facebook è un problema che molti analisti hanno assimilato all’abbandono del “carrello della spesa” in un negozio online. In quel caso, gli utenti inseriscono dei prodotti nel carrello ma non fanno mai il passo finale ossia quello che trasforma il processo in un ordine vero e proprio.
Qualcosa di simile accade sul social network di Zuckerberg: molti utenti si gettano a capofitto nel preparare commenti e risposte; si affrettano ad intervenire ma, poi, non si decidono a condividere con tutti il loro pensiero.
Per l’utente, invece, l’ennesima riprova che Facebook traccia (o comunque è in grado di tracciare) non soltanto ciò che si fa sul social network ma anche quello che non si fa.