Al giorno d’oggi, mantenere la privacy online è molto difficile se non quasi impossibile.
In questo contesto, i social network sono uno dei luoghi dove la riservatezza viene costantemente calpestata, con un controllo pressoché totale degli iscritti. La situazione, secondo alcune recenti indagini, è però ancora peggiore di quanto previsto.
Secondo un’indagine di Consumer Reports intitolata “Who shares your information with Facebook?“, i partecipanti allo studio hanno visto i loro dati, in media, “captati” da 2.230 aziende. In alcuni casi limite, però, le informazioni di un utente sono stati catalogati anche da oltre 7.000 società.
Lo studio ha analizzato l’archivio storico di 709 partecipanti alla ricerca, prendendo in esame gli ultimi tre anni di attività online. L’analisi di Consumer Reports ha evidenziato una sorta di tracciamento occultato, definito come tracking server-to-server. In questo contesto, le informazioni personali passano dai server delle aziende per poi tornare su quelli di Meta.
Questa pratica si aggiunge al tracciamento tramite Pixel di Meta, con sistemi di tracking che vengono attivati con il visitare di determinati siti Web aziendali.
Secondo la ricerca, i dati di un singolo utente in media finiscono in mano a 2.230 aziende
Prima di trarre conclusioni affrettate, però, è bene fare anche alcune doverose considerazioni. Il campione preso in esame, infatti, è di certo troppo piccolo per poter trarre conclusioni definitive. Inoltre, si tratta esclusivamente di cittadini americani, dunque di un’istantanea legata a un territorio ben definito. I partecipanti poi, essendo volontari, erano probabilmente anche più attenti alla privacy e dunque influenzabili nei comportamenti online.
Nonostante tutto, però, quanto proposto da Consumer Reports dimostra come il mercato delle informazioni personali online sia fiorente come non mai e come ciò rappresenti una minaccia concreta per la privacy.
A tal proposito si è espresso anche Emil Vazquez, portavoce Meta, che difeso l’operato dell’azienda “Offriamo una serie di strumenti di trasparenza per aiutare le persone a comprendere le informazioni che le aziende scelgono di condividere con noi e a gestire il modo in cui vengono utilizzate“.
A dispetto di quanto affermato, però, Consumer Reports ha identificato diversi problemi di gestione, con pratiche non sempre chiarissime.
Alcune curiosità sulla ricerca
Il 96% dei soggetti presi in esame ha avuto a che fare con una singola società, ovvero LiveRamp, un broker dati con sede a San Francisco.
Tra le 100 aziende più presenti nella ricerca figurano negozi e supermercati come Home Depot, Macy’s e Walmart. Anche l’ambito finanziario è però apparso più volte tra le società più attive, con nomi come PayPal, Experian e Neustar oltre ad altri brand famosi come Amazon ed Etsy.