Sono trascorsi circa nove mesi da quando iniziarono a diffondersi le prime indiscrezioni su un possibile acquisto di Opera Software da parte di Facebook. Ancora oggi non è dato sapere quanto vi fosse di vero in quelle voci di corridoio dal momento che le parti in causa non hanno mai fornito alcun indizio. Anzi, Jon von Tetzchner – fondatore ed ex CEO di Opera – si mostrò molto scettico: possessore del 10% delle azioni della società norvegese, egli avrebbe potuto bloccare l’acquisizione.
Le cose, però, stanno cambiando e von Tetzchner, da qualche giorno, ha ceduto circa la metà delle sue quote azionarie scendendo al 5,18%. Ciò significa che se un acquirente bussasse alle porte di Opera, la società potrebbe essere venduta. Almeno in linea teorica.
Nonostante il browser di Opera non abbia mai superato il 2% delle quote di mercato in ambito desktop, la versione del “navigatore” concepita per i dispositivi mobili è da sempre molto apprezzata. Opera Mini, applicazione compatibile con i device Android, Apple iOS, BlackBerry, Windows Mobile e Symbian S60, richiede l’elaborazione delle pagine web richieste dall’utente sui server di Opera; tali pagine vengono compresse al massimo in modo da ridurre nettamente (sino al 90%) il quantitativo di dati scaricati attraverso la connessione “mobile”. In questo modo, la navigazione dai dispositivi mobili viene velocizzata e, grazie all’approccio utilizzato, coloro che pagano la connessione dati (GPRS/EDGE/UMTS/HSDPA) con un profilo a consumo – in base cioé al quantitativo di informazioni scambiate – possono benificiare di un netto risparmio. Nonostante la fetta di mercato appannaggio di Opera Mini, secondo le statistiche di NetApplications, si sia notevolmente ridotta da circa un anno a questa parte, il browser per i dispositivi mobili vanta ancora un ottimo 10%.
Ecco quindi che l’eventualità di un’acquisizione da parte di Facebook pare essere più che sensata: la tecnologia alla base dei prodotti Opera garantirebbe al social network di Mark Zuckerberg lo sviluppo di prodotti già molto completi in termini di funzionalità e, soprattutto, affidabili. È facile prevedere come, dall’alto del miliardo di utenti registrati, Facebook possa fungere dal volano per un’ampia diffusione del browser norvegese.
Facendo propria Opera, Facebook potrebbe “aggredire” in modo più efficace anche il mercato iOS offrendo un browser web – derivato ad esempio da Opera Mini – già preconfigurato per interagire al meglio con le funzionalità del social network. Come noto, Apple non permette a terzi di pubblicare sul suo “App Store” browser che non siano costruiti usando lo stesso motore sfruttato da Safari. La politica imposta dalla Mela prevede che gli sviluppatori non possano adoperare, sugli iPhone così come sugli altri dispositivi mobili prodotti e commercializzati dall’azienda oggi guidata da Tim Cook, motori alternativi per la gestione di codice JavaScript e per il rendering delle pagine web. Ecco quindi che, fatta eccezione per semplici “skin” concepite per il browser Apple Safari, software sviluppato e supportato dalla “società della mela”, nessun prodotto alternativo è sinora mai sbarcato su iOS.
Grazie ad Opera Mini, Facebook avrebbe invece immediatamente il benestare di Apple: il browser per i dispositivi mobili sviluppato da Opera è una di quelle applicazioni che su Apple iOS, infatti, ha avuto subito vita facile.
Sebbene Opera Mini consenta, di fatto, la “navigazione” sul web, Apple ha dovuto riconoscere come non si tratti di un vero e proprio browser e, per tale motivo, ne ha permesso la pubblicazione del prodotto sul suo store. L’ok nei confronti di Opera Mini è arrivato sulla base del particolare comportamento tenuto del browser della software house norvegese: le pagine web richieste dall’utente di Opera Mini vengono infatti prima elaborate dai server di Opera e poi trasmette all’utente.
Spesso si è ritenuto che Facebook avrebbe sviluppato autonomamente un suo browser; a questo punto, però, un’intesa con Opera rappresenterebbe per la società di Zuckerberg una validissima scorciatoia. Opera è l’unico browser web di fascia alta che, al momento, potrebbe essere oggetto di un’acquisizione da parte di un’altra società. Tralasciando, ovviamente, Microsoft Internet Explorer, Google Chrome ed Apple Safari, restano due nomi: Mozilla Firefox ed Opera. È del tutto improbabile che Mozilla Foundation, organizzazione no-profit da sempre vocata all’opensource, al software libero, all’uso di standard “aperti”, possa prendere in considerazione una possibile vendita di Firefox.
In molti sono pronti a scommettere che l’abbandono di metà del suo tesoretto azionario, da parte di von Tetzchner, possa essere la spia di clamorose novità.
Proprio nelle scorse ore, Opera ha annunciato di aver superato l’importante traguardo dei 300 milioni di utenti mensili anticipando, contestualmente, una decisa virata verso il motore di rendering WebKit, almeno per quanto riguarda le piattaforme Android ed Apple iOS.