Nel 2011 Facebook aveva fatto sapere di aver avviato una serie di incontri con i principali produttori di hardware con lo scopo di mettere a punto macchine più efficienti, pensate appositamente per ottimizzare i carichi di lavoro generati dalle applicazioni web riducendo il più possibile i consumi energetici. Oggi Facebook ed Intel annunciano i primi frutti dell’Open Compute project (Facebook ai produttori hardware: accettate i consigli) presentando un’innovativa architettura basata su soluzioni fotoniche per lo scambio dei dati. Facebook avrà a disposizione dei prototipi di rack che sfruttano un’impostazione “disaggregata”: i vari sottosistemi di elaborazione, rete e storage sono infatti tra loro separati e possono comunicare fra di loro utilizzando speciali connessioni ottiche da 100 Gigabit al secondo.
I vantaggi sono enormi: non è più necessario utilizzare una scheda madre contenente tutti i componenti canonici (processore, memoria, scheda di rete,…) ma ciascun elemento può fisicamente essere installato in un rack differente e comunicare, usando segnali ottici, ad altissima velocità. Ogni “modulo” può essere quindi gestito singolarmente con ovvi benefici dal punto di vista della riduzione dei costi e della semplicità organizzativa e gestionale. In caso di guasti diventa cosa immediata sostituire il componente danneggiato ed è altrettanto semplice aggiungere processori o memoria nel caso in cui i carichi di lavoro dovessero aumentare.
Facebook, una delle società al mondo che si trova quotidianamente a gestire il problema dei “big data“, ha così nelle mani una soluzione all’avanguardia per ottimizzare ulteriormente i consumi energetici dei server e ridurre i costi. I dati da elaborare da parte del social network crescono ogni giorno in termini di quantità e complessità: l’azienda è quindi costantemente alla ricerca di meccanismi e tecnologie che possano aiutare ad elaborare in fretta quelle stesse informazioni.