Secondo gli esperti di F-Secure la piattaforma Mac avrebbe fatto registrare un modesto incremento in termini di infezioni malware nel corso del 2011. Si tratta comunque di un valore nemmeno lontanamente paragonabile a quello che contraddistingue Windows. Sebbene gli attacchi malware siano aumentati, ha aggiunto F-Secure, il trend di crescito non sembra andare di pari passo con la maggior diffusione del sistema operativo targato Apple. Tra aprile e dicembre 2011 le nuove minacce che hanno interessato gli utenti di Mac OS X sono state, complessivamente, 58: tra di esse trojan, rogue antivirus, backdoors ed altre tipologie di malware. Il numero di malware, sebbene estremamente contenuto, viene comunque indicato da F-Secure come un segnale di qualcosa che sta cambiando: “il valore ha senza dubbio importanza se messo a confronto con quello fatto segnare da Mac OS X negli anni precedenti“. F-Secure ha puntualizzato, inoltre, come sia stata presa in considerazione esclusivamente un’unica variante di ciascuna minaccia.
Il noto malware Mac Defender (ved. questi nostri articoli) ha spinto Apple ad integrare nel sistema operativo un meccanismo, basato sull’uso di definizioni virali, per la protezione da eventuali nuove minacce. La distribuzione del malware cessò con l’intervento delle autorità russe. Altre minacce hanno però via a via causato qualche problema anche sul sistema della Mela: si tratta solitamente di componenti nocivi celati all’interno di copie illegali di applicazioni commerciali. In autunno, un falso “Flash Installer” consentiva agli aggressori di sottrarre password degli utenti e di scattare screenshot di quanto visualizzato sullo schermo.
F-Secure prevede che nel corso del 2012 il quadro non cambi e si attende un numero di malware uguale o superiore a quello rilevato lo scorso anno.
Secondo Eddy Willems, Security Evangelist di G Data, il 90% degli utenti possiede un computer con sistema operativo Windows. “Questo significa che, nel mondo, in totale, ci sono circa 1.5 miliardi di utenti attivi (fonte IDC). Trovare falle nella sicurezza e contaminare il sistema operativo con codice maligno permette, dunque, ai criminali informatici, di raggiungere un numero smisurato di persone e guadagnare, così, moltissimo“, ha osservato Willems. “La vera ragione per cui Windows è più attaccato risiede nella sua diffusione, di gran lunga superiore a quella degli altri. Il guadagno che ne deriva, in termini di dati rubati e quindi di denaro, fa sì che i criminali informatici trascorrano più tempo a cercare le falle di sicurezza di Windows rispetto a quelle degli altri sistemi operativi“.
Per Willems, attivo nel campo della sicurezza dal 1989, il quadro sarebbe molto simile anche nel caso di Google Android: “gli smartphone esistono già da qualche anno ma finora nessun sistema operativo aveva preso il sopravvento sugli altri. Nel 2011, invece, quando il sistema operativo di Google ha raggiunto il 52.5% del mercato mondiale degli smartphone (fonte Gartner)” i criminali informatici di tutto il mondo “hanno iniziato a dimostrare interesse per questa piattaforma. Prima di Android, stava per aggiudicarsi le attenzioni degli scrittori di codice maligno Symbian attraverso l’utilizzo del Bluetooth. Successivamente, causa requisiti scomodi (Bluetooth attivo e necessità di vicinanza fisica tra le persone), i cyber criminali hanno cambiato rotta dirigendosi verso Android, complice anche la facilità di diffusione dei malware attraverso le Apps“, ha dichiarato l’esperto di G Data.
Google, da parte sua, continua a “sbandierare” le ottime performance fatte registare da Android sul mercato. Secondo i dati pubblicamente forniti, a livello mondiali verrebbero utilizzati, oggi, 250 milioni di dispositivi a cuore Android ed ogni giorno verrebbero attivi 700.000 nuovi device. Addirittura 11 miliardi di applicazioni sarebbero state scaricate dall’Android Market, un miliardo in più rispetto a sei settimane fa.