Durante l’audizione della commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la Rai ha chiesto di far slittare la data del passaggio al DVB-T2. La richiesta è avvenuta direttamente per voce di Giampaolo Rossi, direttore generale Rai, nella giornata di ieri.
Durante l’interrogazione del senatore Marco Lisei di FdI, Rossi ha ammesso come sotto il punto di vista tecnologico e produttivo, il servizio pubblico non sia ancora pronto al passaggio e come siano in corso dei colloqui per spostare la scadenza.
Tutto ciò risulta alquanto allarmante, in quanto il 2024 sarà per la Rai un anno denso di eventi sportivi, primi fra tutti le Olimpiadi e i campionati europei di calcio. Secondo il direttore Rai “Lo switch off verso DVB-T2 rischia di penalizzare un numero per ora non chiaramente quantificabile di famiglie che non hanno ancora l’accesso alla nuova tecnologia attraverso le smart TV“, con il conseguente rischio che gran parte della popolazione sia escluso del tutto dai suddetti eventi, considerati comunque come “essenziali” per un servizio pubblico come la Rai.
Passaggio al DVB-T2? Rai e italiani in affanno nell’anno di Olimpiadi ed europei di calcio
Numeri alla mano, infatti, secondo il Censis si parla di 8,4 milioni di famiglie italiane prive di un dispositivo compatibile con il digitale terrestre di seconda generazione.
Il rovescio della medaglia è che il passaggio verso la nuova tecnologia dovrebbe fungere da spinta per l’acquisto di nuovi dispositivi, dando nuova linfa al mercato. D’altra parte va tenuto conto che parte della popolazione è alle prese con una crisi economica che rende difficile l’acquisto di una nuova smart TV.
Secondo quanto precedentemente stabilito, Rai avrebbe dovuto portare uno dei suoi MUX (tecnica utilizzata per trasmettere i segnali televisivi del digitale terrestre; combina diversi canali televisivi e servizi associati in un unico flusso dati) verso la tecnologia DVB-T2 dal 10 gennaio 2024, con un sistema già sotto pressione a valle della cessione delle frequenze sui 700 MHz agli operatori di telefonia mobile 5G.
Come abbiamo evidenziato nell’articolo citato in apertura, infatti, il rilascio della banda sui 700 MHz ha portato a un degrado della qualità di alcuni canali (per via dell’utilizzo di una compressione più spinta) e una copertura peggiorata, in alcune zone del Paese.
Chiesto l’ennesimo rinvio oltre il 10 gennaio 2024: la decisione potrebbe non essere scontata
Sembra quindi stagliarsi all’orizzonte l’ennesimo rinvio, al momento non confermato. E ciò anche se Rai si era limitata alla migrazione di un solo MUX su DVB-T2, riducendo quindi il numero dei canali non visibili senza TV o decoder compatibili DVB-T2 con codifica HEVC a 10 bit e limitando quindi l’operazione alle sole trasmissioni secondarie (non certo ai “canali ammiraglia”).
Per “tamponare i danni” Rai aveva richiesto al Ministero la temporanea assegnazione della cosiddetta rete nazionale numero 12 in modo da ampliare il numero di frequenze utilizzabili. In questo modo, il broadcaster nazionale avrebbe potuto allestire con maggiore tranquillità un MUX DVB-T2 con un ampio numero di canali gestiti e, contemporaneamente, mantenere le trasmissioni DVB-T attuali, così da non impattare su coloro che non posseggono ancora TV e decoder compatibili.
L’impressione, a questo punto, è che sotto sotto il passaggio alla tecnologia DVB-T2 sia ritenuto una spina nel fianco un po’ per tutti, con le piattaforme televisive sempre più orientate a spingere verso la migrazione alla rete IP: HbbTV prima (cosa che si sta già facendo da tempo) con DVB-I che potrebbe essere sempre più vicino. Le trasmissioni sono sempre più destinate a passare allo streaming via IP, complice anche la diffusione delle connessioni broadband e ultrabroadband.