I pop-up, le finestre “a comparsa” che talvolta appaiono durante la “navigazione” sul web, sono stati inventati a metà anni ’90 da Ethan Zuckerman (ritratto nella foto a lato), oggi attivista, blogger e direttore del Massachusetts Institute of Technology Center for Civic Media.
Nel corso di un’intervista raccolta dalla testata statunitense “The Atlantic“, Zuckerman ha recitato il “mea culpa” scusandosi per aver ideato un elemento tanto inviso agli utenti. I pop-up vengono descritti, dallo stesso Zuckerman, come una vera e propria barriera da superare in quanto, per poter accedere ai contenuti sottostanti la finestra a comparsa, è indispensabile chiuderla. E spesso non è neppure così semplice capire immediatamente come sia possibile chiudere un pop-up.
Eppure, quando Zuckerman sviluppò il codice per l’esposizione del primo pop-up della storia del web, non pensava certo che il suo strumento sarebbe stato oggetto di critica. La sua realizzazione gli fu commissionata da un’azienda, interessata a pubblicizzare i suoi prodotti sul notissimo sito – almeno negli anni ’90 – Tripod.com. Nato inizialmente come strumento a beneficio dei neolaureati, Tripod diventò uno dei primi servizi di hosting e rappresentò un po´ l’antenato dei moderni social network.
Zuckerman spiega di aver partorito il pop-up per venire incontro alle richieste degli inserzionisti interessati a separare il messaggio pubblicitario dai contenuti delle pagine.
E nonostante tutti i principali browser web integrino, già da molto tempo, meccanismi rivolti al blocco automatico dei pop-up, il loro utilizzo è ancora largamente in auge. La funzionalità integrata nei browser, infatti, non è generalmente in grado di bloccare tutti i pop-up perché oggi la loro comparsa può essere provocata con un gran numero di approcci differenti, tutti basati sull’impiego di svariate funzioni JavaScript.