Uno dei nomi più noti a chi, da tempo, segue le vicissitudini di un’azienda del calibro di Google è sicuramente Eric Schmidt. Uomo d’affari statunitense ed ex ingegnere informatico (ha iniziato la sua carriera presso i leggendari Bell Labs, autore di un software per Unix da usare come analizzatore lessicale), Schmidt ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Google dal 2001 al 2011. Da sempre sostenitore delle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale (AI), Schmidt ha rilasciato un’intervista in cui invita tutti a muoversi con maggiore cautela e a mettere in campo salvaguardie che, a suo dire, diverranno essenziali in futuro.
Eric Schmidt è convinto che sarà necessario staccare la spina all’AI
Schmidt ha recentemente investito in diverse startup e attività innovative nel settore dell’AI. Tra gli investimenti più rilevanti, ha partecipato al finanziamento di Magic, una startup che sviluppa soluzioni AI per il coding, raccogliendo 320 milioni di dollari per espandere le sue capacità nel settore dello sviluppo software. Magic punta a trasformare il modo in cui i programmatori scrivono codice, utilizzando una rete neurale avanzata che gestisce grandi contesti di memoria.
Inoltre, Schmidt è coinvolto in Innovation Endeavors, il suo fondo di venture capital, che ha recentemente chiuso un finanziamento di 600 milioni di dollari. Il fondo è focalizzato su investimenti in tecnologie emergenti, comprese quelle nel campo della biotecnologia, dell’energia e delle innovazioni AI.
Abbiamo citato Schmidt anche come uno dei co-fondatori di Kyutai, una società francese che ambisce a democratizzare l’accesso alle soluzioni AI e sviluppa soluzioni per il fine tuning dei Large Language Models (LLM).
A dicembre 2024, il 45esimo uomo più ricco al mondo secondo Bloomberg Billionaires Index, Schmidt è uno che ha saputo cogliere, sin dalla prima ora, il valore e le opportunità aperte dell’AI. Eppure, a valle della vorticosa crescita alla quale abbiamo assistito nel corso dell’ultimo biennio, si sente di lanciare qualche monito.
I rischi dell’AI
L’ex CEO di Google ha recentemente sollevato preoccupazioni sul futuro dell’AI, sottolineando il momento critico in cui un sistema potrebbe diventare in grado di migliorarsi autonomamente. Durante un’intervista su “This Week” del network ABC, Schmidt ha dichiarato: “quando un sistema inizia ad auto-migliorarsi, dobbiamo seriamente pensare a disattivarlo”.
L’AI sta vivendo un’accelerazione senza precedenti. Negli ultimi anni, i progressi tecnologici hanno superato ogni aspettativa, portando innovazioni straordinarie ma introducendo parallelamente diverse riserve per le conseguenze impreviste di uno sviluppo incontrollato.
Schmidt ha descritto questa fase come un’epoca di “realizzazioni straordinarie“, avvertendo tuttavia dei pericoli di lasciare che lo sviluppo tecnologico proceda senza adeguati controlli. Le regolamentazioni sull’AI sono ancora poco incisive mentre le aziende continuano a spingere sull’acceleratore dello sviluppo.
L’ex numero uno di Google che dal 2011 al 2015 ha poi ricoperto il ruolo di presidente esecutivo della società per poi svolgere lo stesso incarico in seno alla casa madre Alphabet dal 2015 al 2017, ha sottolineato che ci stiamo avvicinando a un punto in cui le macchine saranno in grado di funzionare autonomamente, prendendo decisioni senza intervento umano. Questo sviluppo potrebbe portare a situazioni in cui i sistemi diventano imprevedibili o addirittura resistenti ai tentativi di disabilitazione.
Una corsa contro il tempo
Classe 1955, Schmidt osserva che i computer capaci di prendere decisioni autonome potrebbero diventare realtà entro 2-4 anni. Inoltre, basandosi anche sulle valutazioni di tanti colleghi, stima che i modelli AI più avanzati potrebbero operare con un’intelligenza comparabile a quella di un dottorato di ricerca già entro il prossimo anno. Schmidt ha dichiarato che tra 1-2 anni i sistemi potrebbero essere in grado di condurre ricerche autonomamente. “Dobbiamo assicurarci che qualcuno abbia il controllo della spina e possa staccarla se e quando necessario“, ha aggiunto.
La competizione globale e il controllo dell’AI
Un altro aspetto critico evidenziato da Schmidt riguarda la competizione tecnologica tra USA e Cina. Mentre in passato riteneva che il suo Paese fosse avanti di alcuni anni rispetto al gigante asiatico, Schmidt ora fa notare che negli ultimi 6 mesi la Cina ha recuperato terreno in modo davvero significativo. E nonostante in passato sia stato membro del Consiglio dei consulenti per la scienza e la tecnologia del presidente Obama; in seguito consulente scientifico di Joe Biden; Schmidt sembra essersi posizionato su una visione più trumpiana rispetto ai rapporti con la Cina.
L’ex numero uno di Google non parla però di una sorta di autarchia tecnologica USA quanto piuttosto di “garantire la superiorità tecnologica dell’Occidente” nel suo insieme (quindi Europa compresa), con particolare attenzione agli investimenti e alla creazione di un ecosistema robusto.
Contestualmente, sempre stando alle parole di Schmidt, sarebbe indispensabile creare un sistema di monitoraggio dell’IA basato sull’IA stessa perché “gli esseri umani non saranno in grado di controllare l’AI, ma i sistemi AI potrebbero controllare altri sistemi AI”.
Conclusioni
Le parole di Eric Schmidt riflettono le preoccupazioni crescenti sull’impatto dell’AI avanzata. Se da un lato l’AI promette benefici senza precedenti, dall’altro richiede una regolamentazione e una gestione attenta per prevenire scenari catastrofici.
La sfida è duplice: da un lato sfruttare al massimo le opportunità offerte dalla tecnologia, dall’altro garantire che lo sviluppo avvenga in modo sicuro e responsabile. L’AI non è, da tempo, più solo una questione tecnica, ma anche una priorità geopolitica.
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