Ne avevamo parlato poco prima di Natale: Aumenta l’equo compenso: da gennaio i dispositivi elettronici costeranno di più. Con l’anno nuovo, infatti, sarebbe dovuto arrivare un importante rincaro della cosiddetta tassa sull’equo compenso, balzello imposto ai produttori ed agli importatori di prodotti elettronici finalizzati alla riproduzione o alla registrazione di contenuti digitali come indennizzo sull’utilizzo e la copia privata delle opere protette da diritto d’autore.
Già a dicembre facevamo riferimento a possibili aumenti dell’ordine del 500%. Nel caso di un iPhone da 16 GB, ad esempio, il contributo destinato all’equo compenso sarebbe dovuto passare dagli attuali 90 centesimi a ben 5,20 euro. Per i tablet si sarebbe dovuti passare da 3,20 a 5,20 euro, per i computer da 3,20 a 6 euro.
Si tratta di “numeri” molti simili a quelli che “Il Corriere della Sera” ha voluto offrire ieri sera, nella sua home page.
Il riferimento agli aumenti, però, ha fatto immediatamente sollevare un polverone provocando la reazione del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali. “Rispetto alle notizie uscite a mezzo stampa su una nuova tassa sui telefonini nei prossimi giorni, non è prevista nessuna tassa su smartphone e tablet e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate“, ha dichiarato il ministro Massimo Bray che neppure due mesi fa aveva firmato un aggiornamento del decreto sull’equo compenso per adeguare le tariffe applicate alla media europea.
La questione è comunque piuttosto intricata perché indiscrezioni sulle nuove tariffe e chiari riferimenti alla loro applicazione su smartphone e tablet erano già abbondantemente circolate a fine anno. E, peraltro, non ci risulta fossero arrivare smentite.
Ciò che è acclarato, tuttavia, è che l’aggiornamento sul decreto dell’equo compenso è al momento “congelato” e sembra che il ministero stia lavorando ad una versione che possa essere maggiormente condivisa dalle varie parti: detentori dei diritti d’autore, produttori di dispositivi elettronici, rappresentanti dei consumatori.
Le disposizioni sull’equo compenso, introdotte alla fine del 2009 dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, sono state più volte oggetto di accese polemiche. Chi acquista un DVD masterizzabile, ad esempio, non è detto che lo faccia per salvarvi la copia privata di un’opera protetta dalle norme sul diritto d’autore, tanto meno chi compra uno smartphone. L’altro punto più volte criticato è l’esenzione dal pagamento dell’equo compenso per professionisti ed imprese: non avendo titolo, queste figure, per effettuare la cosiddetta “copia privata” perché ugualmente essere assoggettate al versamento della tassa?