Elon Musk, uno dei cofondatori di OpenAI, ha ricoperto un ruolo significativo agli albori dell’azienda, quando ancora era una semplice startup. Proprio di recente, aveva ricordato i primi tempi di OpenAI, con la donazione – nel 2016 – di quello storico server NVidia DGX-1 che segnò l’inizio dello sviluppo dei moderni modelli generativi e delle applicazioni basate sull’intelligenza artificiale. “Guardate cos’è diventata oggi OpenAI“, scriveva Musk appena qualche giorno fa, contestando platealmente l’allontanamento dai principi fondanti dell’azienda.
Musk ha contribuito finanziariamente alla fondazione di OpenAI e ha sostenuto attivamente la missione dell’organizzazione. Quando OpenAI fu fondata, nel 2015, l’idea era quella di promuovere e sviluppare l’intelligenza artificiale in modo etico, in modo che i benefici si riverberassero sull’intera umanità.
La vertenza legale avviata a carico di OpenAI e Sam Altman
Secondo Musk, OpenAI e, in particolare, gli attuali CEO Sam Altman e il presidente Gregory Brokman, avrebbero violato le pattuizioni iniziali allontanandosi dalla missione iniziale dell’azienda. La tesi accusatoria è che OpenAI abbia privilegiato i profitti rispetto all’obiettivo originale della piattaforma, che era quello di servire gli interessi dell’umanità.
La denuncia deriva dalla convinzione di Musk che OpenAI si sia allontanata dall’approccio iniziale, mettendo i ricavi e gli aspetti economici al di sopra delle considerazioni etiche e dei benefici sociali che gli sviluppi dell’IA dovrebbero portare.
“OpenAI si è trasformata in una controllata de facto, a codice chiuso, della più grande azienda tecnologica del mondo: Microsoft. Con il suo nuovo consiglio di amministrazione, non sta solo sviluppando, ma sta effettivamente perfezionando un’intelligenza artificiale generale per massimizzare i profitti di Microsoft, piuttosto che per il bene dell’umanità“, afferma Musk nella sua denuncia.
Le accuse mosse da Musk includono presunte violazioni di contratto, del dovere fiduciario e pratiche commerciali sleali. L’imprenditore chiede che OpenAI torni a essere una realtà aperta, improntata sulla filosofia open source e richiede altresì un’inibitoria per impedire ai vertici dell’azienda e a Microsoft di trarre profitto dalla tecnologia di intelligenza artificiale sviluppata dalla società.
Dito puntato contro il modello GPT-4
L’idea dei modelli GPT (Generative Pre-trained Transformer) di OpenAI affonda le sue radici nel concetto di transformer, illustrato nel 2017 da un team di ingegneri software di Google.
Musk sostiene che il modello GPT-4 rilasciato a marzo 2023 è uno strumento chiuso, a differenza delle iterazioni precedenti, una scelta guidata da considerazioni commerciali piuttosto che dagli interessi generali.
“I dettagli interni di GPT-4 sono noti solo a OpenAI e (…) a Microsoft. GPT-4 è quindi l’opposto di ‘open AI’“, afferma Musk nella denuncia. “Il modello è chiuso per ragioni commerciali di proprietà: Microsoft guadagnerà una fortuna vendendo GPT-4 al pubblico, il che non sarebbe possibile se OpenAI, come è tenuta a fare, mettesse liberamente la tecnologia a disposizione degli utenti globali“.
Nella sua denuncia, Musk affronta anche il tema del licenziamento e del successivo reintegro di Altman come CEO. Secondo Musk, l’allontanamento di Altman ha spinto Microsoft a intervenire e a costringere le dimissioni dei membri del consiglio che hanno cercato di rimuoverlo. I membri attuali del consiglio, prova a rimarcare Musk, non sono più scienziati e ricercatori che sostengono e comprendono la tecnologia.
Musk, che inizialmente era egli stesso seduto nel consiglio direttivo di OpenAI ed è uscito dall’azienda nel 2018, afferma che il conflitto tra i vertici e Altman si è esacerbato a valle dello sviluppo di GPT-4 e in vista dello sviluppo di un’AGI (Artificial General Intelligence), con tutte le relative questioni etiche e di sicurezza. Della nuova tecnologia, probabilmente battezzata OpenAI Q-Star (Q*) avevamo parlato qualche tempo fa con non poco scetticismo.