Ci sono giornate in cui il telefono suona anche cinque-sei volte, in continuazione, prima di uscire di casa per andare al lavoro. E no, non è un nostro parente, né un collega di lavoro o la persona che amiamo. L’insistenza, l’assedio e la ripetizione sono tutte facce della stessa medaglia: il telemarketing.
Una medaglia poco ambita, che nessuno vorrebbe vedersi al collo, ma spesso e volentieri si è ugualmente vittime ignari di una premiazione oscura. La colpa è della cessione dei nostri dati personali quando siamo connessi a Internet, vuoi durante l’iscrizione a un servizio vuoi per una scelta frettolosa di fronte al banner dei cookie.
Passare poi da medaglia poco ambita a fardello pesante, col rischio di doverselo trascinare per mesi e mesi, se non anni, è un attimo. E in tutto questo, se vogliamo, c’è un dettaglio non trascurabile: contrastare, se non eliminare, in modo efficace il telemarketing non è un’impresa da tutti, per usare un eufemismo.
Come in ogni situazione però, esiste l’eccezione che conferma la regola. A vestire i panni della prima è Incogni, servizio progettato dal team di Surfshark – nota azienda nell’universo della VPN – per stoppare in maniera definitiva una delle piaghe sociali più trascurate del nuovo millennio.
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L’efficacia di Incogni si basa sul confronto tra i dati degli utenti e quelli in suo possesso provenienti da un ampio database di data-broker, aziende che nascono al solo scopo di raccogliere, memorizzare e poi vendere le informazioni sensibili che le persone lasciano in maniera inconsapevole quando navigano in rete.
Un anno di Incogni è in offerta a 6,99 euro al mese invece di 13,98 euro, per effetto del 50% di sconto applicato in questi giorni. A tutto questo si aggiunge poi una garanzia di rimborso della durata di 30 giorni.