Electronic Frontier Foundation (EFF), la nota organizzazione senza scopo di lucro impegnata nella tutela dei diritti digitali e della libertà di parola, ha pubblicato un commento circa la presa di posizione di Facebook nei confronti della scelta di Apple. La Mela ha infatti deciso, da gennaio 2021, di introdurre le cosiddette etichette sulla privacy, una misura per obbligare gli sviluppatori di applicazioni pubblicate sull’App Store a condividere con gli utenti finali informazioni dettagliate sui dati che vengono raccolti e gli obiettivi legati al loro trattamento.
Apple aveva inizialmente escluso le sue applicazioni da tale novità: dopo le contestazioni avanzate da WhatsApp l’azienda guidata da Tim Cook ha “corretto il tiro”: Etichette sulla privacy per le app iOS: WhatsApp critica ed Apple risponde.
Sulla base della nuova caratteristica chiamata AppTrackingTransparency, inoltre, le applicazioni di qualunque sviluppato – se vorranno restare nell’App Store di Apple – dovranno richiedere il permesso prima di tracciare gli utenti, anche usando altre app o condividendo le informazioni con altri soggetti.
Facebook, azienda proprietaria di WhatsApp, è tornata all’attacco dichiarando di agire in tutela delle piccole imprese e degli sviluppatori in generale. “Facebook, avendo costruito un enorme impero attorno al concetto di tracciare tutto ciò che si fa lasciando che le applicazioni vendano e condividano i propri dati attraverso un insieme ombroso di società terze, vorrebbe che gli utenti e i responsabili politici credessero il contrario“, scrive EFF nel suo intervento.
D’altra parte proprio di recente Facebook ha condiviso uno strumento per verificare i dati sulle nostre attività online che il social network ha raccolto e utilizzato: Off-Facebook: come il social network spia le nostre attività online.
La schermata mostrata da Apple non è dissimile dalle altre che vengono utilizzate su iOS, iPadOS e tvOS: permettendo agli utenti di scegliere quale monitoraggio di terze parti siano disposti o meno a tollerare e costringendo le app a richiedere esplicitamente tali permessi, i possessori dei dispositivi della Mela possono maturare una maggiore consapevolezza su ciò che le app stanno facendo, si possono proteggere da eventuali abusi e ingerenze nella sfera personale e assumere decisioni migliori.
Nell’ambito di AppTrackingTransparency gli utenti possono beneficiare di un controllo granulare (applicando cioè le preferenze a ciascuna applicazione) o definire un criterio globale da applicare per default in tutti i casi.
Facebook sostiene che la misura che Apple sta per applicare non riguarda la privacy, ma i profitti. L’azienda di Mark Zuckerberg afferma che la nuova politica di Apple lascerà molte app e siti web senza altra scelta se non quella di iniziare ad addebitare le spese di abbonamento o aggiungere altre opzioni di acquisto nell’app per “sbarcare il lunario”, cosa che contribuirà ad aumentare gli introiti di Apple grazie alle transazioni effettuate tramite App Store. Facebook ha detto che le offerte di app per i dispositivi Apple diventeranno molto più costose e i contenuti gratuiti e di alta qualità saranno sempre di meno.
““Non siamo d’accordo con l’approccio e la soluzione di Apple ma non abbiamo altra scelta che mostrare il messaggio“, si fa presente da Facebook. “Se non lo facciamo, bloccheranno Facebook rendendo indisponibile la nostra app. Ciò danneggerebbe ulteriormente le persone e le aziende che dipendono dai nostri servizi. Non possiamo correre questo rischio considerando anche i milioni di aziende che utilizzano la nostra piattaforma per crescere“.
“Facebook non vi ha raccontato l’intera storia“, si legge nel post della EFF che spiega come a fare affari con i dati degli utenti, condivisi con gli sviluppatori e i promotori di ogni genere di servizi, siano proprio realtà come quella di Zuckerberg.
“Crediamo che si tratti semplicemente di difendere i nostri utenti“, si osserva da Apple. “Gli utenti dovrebbero sapere quando i loro dati vengono raccolti e condivisi in altre applicazioni e siti web, e dovrebbero avere la possibilità di scegliere se permetterlo o meno“.
Iniziativa e commento che hanno ricevuto il plauso di EFF: “in questo caso Apple ha ragione e Facebook ha torto“. Anzi, la fondazione auspica a questo punto che anche Google, con Android, si decida a seguire l’esempio di Apple.