Come da programma, alle 9,30 del mattino, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha suonato la campana. Dal piccolo palco allestito nel piazzale antistante la sede del social network, a Menlo Park (California), il numero uno di Facebook ha ufficialmente annunciato la collocazione in borsa del suo sito. Nessuna dichiarazione e nessun commento, tranne una scritta col pennarello che egli ha voluto lasciare sul pannello trasparente dinanzi a lui: “verso un mondo più aperto e più interconnesso“. Le zone intorno al palco erano gremite dei dipendenti della società che, festanti, hanno inneggiato alla discesa in borsa.
Nuova bolla o azienda dalle basi solide capace di sostenere sé stessa nel lungo periodo? Troppo presto per dirlo. Per il momento l’unica certezza è il grande interesse che ha destato la collocazione di Facebook nel listino borsistico NASDAQ: il valore di ogni singola azione è stato fissato a ben 38 dollari, molto più della cifra inizialmente preventivata tanto che, complessivamente, la società di Zuckerberg può essere adesso valutata nell’ordine dei 104 miliardi di dollari. Superate, quindi, anche le stime di appena tre giorni fa (suggeriamo, a tal proposito, la lettura di questo nostro articolo).
Almeno nel primo giorno di contrattazione il valore delle azioni Facebook dovrebbe essere destinato a salire. Se le quotazioni dell’azienda dovessero crescere fino a 40-45 dollari, secondo David Menlow, presidente dell’istituto di ricerche IPOfinancial, ciò potrebbe essere valutato come un chiaro segno della fiducia degli investitori e di stabilità del titolo. L’evoluzione delle contrattazioni delle azioni Facebook possono essere seguite facendo riferimento a questa pagina (sul NASDAQ Facebook è contraddistinto dal simbolo “FB”).
Facebook va in borsa con la storia delle vite dei suoi utenti. Sono proprio gli iscritti al social network di Zuckerberg la sua enorme, immensa ricchezza. 900 milioni di utenti registrati è un numero che impressiona e che i vertici di Facebook hanno sino ad oggi “sbandierato” per convincere gli investitori a credere nel progetto. È un tesoro di proporzioni colossali perché Facebook sa tutto dei suoi utenti: il social network del neo-ventottenne è un “calderone” che per sua stessa natura “profila” immediatamente i suoi iscritti. Sono proprio gli iscritti a fornire spontaneamente informazioni che da un punto di vista pubblicitario rappresentano una vera e propria miniera d’ora.
Se quindi Facebook saprà tenersi stretti i suoi utenti e crescere ancora andando ben oltre il miliardo di iscritti, potrebbe essere una festa per gli investitori che vedranno crescere il valore delle azioni della società. Diversamente, se il social network dovesse incappare in qualche “buccia di banana” come accaduto in passato in tema privacy lo scenario potrebbe non essere così roseo. Causare irritazione negli iscritti potrebbe essere letale per l’azienda.
Per non parlare del fatto che alcuni ritengono che il numero di utenti registrati di Facebook sia destinato a tendere asintoticamente ad un limite oltre il quale sarà molto difficile spingersi. L’importante per Zuckerberg & C. è che quel limite non sia ormai stato raggiunto.
Una doccia fredda per Google è arrivata da “General Motors” che a poche ore dalla collocazione in borsa ha ritirato un investimento pubblicitario multimilionario. Sebbene i portavoce della casa automobilistica non si sbilancino più di tanto, il motivo della scelta di GM sarebbe stato determinato da uno scarsissimo rapporto tra numero di visualizzazioni e clic degli utenti. Alcuni analisti parlano di campagne “mal gestite” e poco efficacemente calibrate da parte di GM (sarebbero state troppo “generaliste” e l’esposizione dei messaggi pubblicitari non sarebbe stata dirottata verso gli utenti più potenzialmente interessati) ma “la macchia”, per Facebook, resta comunque.
Pochi s’interrogano comunque sulla capitalizzazione (104 miliardi di dollari) di una società che solo nel 2011 ha chiuso l’anno fiscale con un fatturato pari a 3,7 miliardi ed un miliardo di profitti mentre nel 2012 ha fatto evidenziare una contrazione degli utili così come del giro d’affari.
Le cose non furono molto diverse quando, nel 2004, Google si collocò in borsa: allora, le azioni della società di Larry Page e Sergey Brin faticarono ad acquistare valore “esplodendo” solo nel più lungo periodo.
Le contrattazioni del titolo Facebook sono state avviate intorno alle 11,30 locali. Dopo circa quattro ore, come confermano i dati NASDAQ aggiornati in tempo reale, le azioni di Facebook si attestano sempre intorno ai 38 dollari con un massimo registrato a 43 dollari.