“A volte ritornano”. L’espressione, mutuata da un’antologia di racconti dello scrittore Stephen King, ben dipinge la meraviglia che ha accolto mezzo web italiano questa mattina scoprendo che la normativa a suo tempo battezzata da più parti “ammazza blog” è tornata in auge. Come in una pellicola horror, infatti, quella che sembrava essere una disposizione ormai morta e sepolta è riapparsa, con un impianto generale sostanzialmente identico alla prima versione, nel nuovo disegno di legge sulle intercettazioni, sul tavolo del Ministro della Giustizia Paola Severino.
Nella bozza del provvedimento è ricomparsa l’indicazione che aveva fatto infuriare “il popolo della Rete” e provocato un vero e proprio “sciopero” da parte della versione italiana di Wikipedia: “(…) per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono“.
L’edizione italiana dell’enciclopedia collaborativa ideata da Jimmy Wales aveva duramente criticato ed osteggiato il disegno di legge dell’ex ministro Angelino Alfano: “chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto – indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive – di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti“. Questa la dichiarazione che comparve sulla home page di Wikipedia (ved. questo nostro articolo) e che fu condivisa ed appoggiata da numerosi esperti.
La norma viene da più parti considerata gravemente lesiva per la libertà d’espressione ed assai penalizzante – soprattutto – per quel “web italiano” che è composto in larghissima parte di ottimi progetti amatoriali, realizzati ed aggiornati con risorse economiche pressoché nulle e che spesso non godono di alcun introito. Chi non pubblicherà le eventuali “rettifiche” ricevute, blogger compresi, entro un periodo di tempo massimo pari a 48 ore, infatti, potrà essere soggetto ad una sanzione sino a 12.000 euro.
A distanza di poco più di un semestre, quindi, tornano a manifestarsi in fantasmi di un passato che sembravano ormai essere debellati (ved. questa notizia).