Il prossimo 25 giugno sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il bando di gara per l’assegnazione delle frequenze destinate ai servizi broadband e per il digitale terrestre. Lo ha confermato il ministro Paolo Romani che ha presentato anche una stima degli introiti che dovrebbero arrivare nelle casse statali. Se le frequenze dovessero essere tutte vendute alla base d’asta, l’incasso per lo Stato sarà pari a 3,1 miliardi, ha annunciato Romani, spiegando che il ricavato non potrà comunque essere inferiore a 2,4 (cifra indicata dalla legge di stabilità). Le frequenze saranno assegnate agli operatori a settembre e potranno essere impiegate da gennaio 2013.
Dal Ministero dello Sviluppo Economico sembrano quindi giungere parole confortanti che sembrano suggerire il superamento dei precedenti nodi venuti al pettine (disponibilità delle frequenze ad oggi in capo al Ministero della Difesa ed impiego delle frequenze da parte delle TV locali).
L’asta potrebbe quindi contribuire, tra circa un anno e mezzo, a dare il via alla diffusione della tecnologia LTE (“Long Term Evolution“), evoluzione degli attuali standard di telefonia mobile. Le comunicazioni LTE dovrebbero avvenire sulle frequenze ad 800 MHz, liberate col passaggio al digitale terrestre dalle varie televisioni, così come sui 2,6 GHz. Queste ultime frequenze sono ad oggi “di proprietà” del Ministero della Difesa che le impiegava per scopi di tipo militare.
Corrado Calabrò, presidente dell’AGCOM, ha definito “preoccupante” la situazione della rete di telecomunicazioni mobili. “Senza maggiore dispobilità di frequenze l’intasamento del traffico sarà inevitabile“, ha dichiarato.