Nel tentativo di recuperare le perdite economiche e di immagine conseguenza dall’inserimento del meccanismo antipirateria in alcuni suoi CD musicali, Sony BMG ha mosso un’azione legale nei confronti dell’azienda che ha sviluppato il software (Amergence Group, conosciuta come SunnComm International). La richiesta danni è pari a 12 milioni di dollari.
La società è accusata di aver fornito a Sony BMG un software che non funzionava così come era stato pattuito oltre ad aver utilizzato metodologie di business sleali. SunnComm ha definito le accuse ingustificate ed infondate.
Le cause intentate dai consumatori in ben 41 stati, dopo la scoperta dell’utilizzo di tecnologie “rootkit” in alcuni CD Sony BMG, sono costate al colosso circa 5,75 milioni di dollari. Primo a scoprire l’esistenza del problema “rootkit” all’interno dei CD Sony è stato Mark Russinovich di Sysinternals.com (oggi acquisito da Microsoft): i componenti del sistema anticopia (DRM) di Sony BMG venivano installati senza l’autorizzazione dell’utente, modificavano la configurazione di Windows inserendo elementi che – di fatto – agivano ricalcando la prassi adottata da parte dei rootkit ed il produttore non prevedeva alcuna procedura di disinstallazione (tali oggetti continuavano a restare sul personal computer senza che l’utente ne fosse consapevole). Alcune vulnerabilità del DRM di Sony BMG sono state inoltre utilizzate da parte di malintenzionati per condurre attacchi remoti. Si trattò, quindi, di una vera e propria “debacle” che suscitò le ire di migliaia di consumatori finali.
Nel frattempo sulle comunità online si diffonde la notizia della scoperta di una tecnologia che consente di violare la tecnologia DRM usata da Microsoft a protezione dei file veicolati attraverso alcuni “music store”. Zune, dispositivo multimediale portatile firmato Microsoft, integrare proprio le funzionalità DRM oggi prese di mira.
Microsoft, già a partire dalla fine dello scorso anno, aveva reagito su due fronti: il primo tecnico, il secondo legale. A Redmond, infatti, si è cominciato a rilasciare una serie di patch per la protezione anticopia in modo da rendere via a via vani gli sforzi della comunità hacker che, dal canto proprio, registra un nuovo centro. Dopo le continue spallate subìte dalla sua “protezione-anticopia” DRM 10, Microsoft ha sporto denuncia – a fine Settembre scorso – presso una corte federale di Seattle, nei confronti di dieci ignoti. Si tratta di una decina di “John Doe” (negli Stati Uniti il nome “John Doe” viene adoperato in ambito legale nelle cause intentate nei confronti di soggetti sconosciuti o di coloro che tentino di restare anonimi) che si sarebbero impossessati illegalmente di codice sorgente di proprietà dell’azienda fondata nel 1975 da Bill Gates e Paul Allen per sviluppare l’utility “FairUse4WM”, in grado di consentire la riproduzione – sui vari dispositivi dei quali si è in possesso – di brani musicali e contenuti multimediali protetti col sistema anticopia Microsoft. L’autore del software messo all’indice dichiarò su un forum pubblico – sempre utilizzando il suo “nome d’arte” – di essere l’unico responsabile della creazione di “FairUse4WM” e di aver utilizzato soltando le librerie fornite insieme con il compilatore e vari file della piattaforma SDK. Microsoft, tuttavia, eccepisce comunque che i file dell’SDK non siano stati utilizzati secondo quanto previsto nella licenza d’uso.