La Commissione Europea è da tempo al lavoro sulla normativa conosciuta con l’appellativo di Digital Market Act (DMA). Si tratta di un insieme di regole volte a favorire la concorrenza nel settore tecnologico e, più nello specifico, per ciò che riguarda i servizi digitali, evitando la creazione di mercati chiusi e monopoli.
Punto focale della nuova regolamentazione europea è la figura del gatekeeper, che abbiamo già imparato a conoscere in un altro nostro articolo. Con questa denominazione, il DMA si riferisce alle grandi aziende tecnologiche che soddisfano una serie di requisiti. Stando a quanto rappresentato in un comunicato del legislatore risalente a marzo 2023, un gatekeeper è un’azienda che vanta una capitalizzazione di mercato pari ad almeno 75 miliardi di euro o un fatturato annuo di 7.500 milioni di euro. La stessa società, inoltre, deve fornire strumenti e servizi di comunicazione come browser, messaggistica, piattaforme di social networking che contano almeno 45 milioni di utenti mensili nell’Unione Europea e 10.000 utenti aziendali annuali.
Ecco i nomi dei gatekeeper designati dalla Commissione Europea
Con un annuncio atteso ormai da diverse settimane, la Commissione Europea ha ufficialmente designato i primi 6 gatekeeper che sono di fatto obbligati ad adottare le misure indicate nel DMA al fine di favorire la concorrenza. I nomi dei gatekeeper individuati in sede europea sono i seguenti: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft.
Come chiarito nella nota pubblicata in queste ore, i gatekeeper hanno a questo punto 6 mesi di tempo per garantire la piena osservanza degli obblighi sanciti dal regolamento sui mercati digitali per ciascuno dei loro servizi (complessivamente sono 22).
Al momento è esclusa dal ruolo di gatekeeper una realtà come Samsung, che inizialmente era stata messa sullo stesso piano degli altri “grandi nomi”. La Commissione Europea fa comunque presente che l’elenco è parziale e potrebbe essere arricchito in futuro, una volta concluse ulteriori verifiche.
In cosa consiste l’adeguamento al DMA
Il principale nodo che i gatekeeper saranno chiamati a sciogliere nei mesi a venire riguarda l’interoperabilità dei loro servizi. In altre parole, le piattaforme individuate dalla Commissione Europea non dovranno più essere dei walled garden ossia degli “strumenti chiusi” incapaci di colloquiare con le piattaforme di terze parti.
Inoltre, gli stessi soggetti sono adesso tenuti a permettere non soltanto l’invio e la ricezione di messaggi da altri servizi ma anche l’integrazione di store online diversi dai propri, meccanismi e sistemi di pagamento di terze parti e così via. Inutile dire che una delle realtà che sarà maggiormente colpita sia a livello di sistema operativo che di modello di distribuzione delle app è indubbiamente Apple.
Anche le app di messaggistica devono diventare interoperabili: questo aspetto ci pone dinanzi a sfide tutt’altro che semplici da superare. Il rischio è quello di minare alla base le fondamenta della crittografia end-to-end, soluzione che abbiamo conquistato dopo anni di battaglie e che, incredibilmente, tanti Paesi occidentali cominciano a non vedere più di buon occhio.
Thierry Breton, commissario per il mercato interno, ha commentato che “è giunto il momento per l’Europa di stabilire le regole del gioco fin dall’inizio, per garantire che i mercati digitali siano equi e aperti“. Sempre secondo Breton, il DMA offre “più scelta ai consumatori e crea nuove opportunità per le piccole aziende tecnologiche innovative, grazie, ad esempio, all’interoperabilità, al trasferimento dei dati, alla portabilità dei dati in tempo reale e all’equità“.
Le disposizioni del DMA non interessano tutti i servizi delle aziende gatekeeper
Nell’immagine pubblicata in precedenza (fonte: Commissione Europea), è possibile trovare anche la lista dei servizi dei gatekeeper che sono interessati dagli adempimenti fissati dal DMA. A livello di sistemi operativi sono ricompresi Windows, Android e iOS; ci sono i browser Chrome e Safari; il motore di ricerca Google; i social network Facebook, Instagram, LinkedIn e TikTok; la piattaforma di hosting video YouTube; le soluzioni di messaggistica WhatsApp e Meta Messenger; strumenti come Google Maps, Google Play Store, Google Shopping, Apple App Store, Meta Marketplace e Amazon Marketplace; i sistemi per la pubblicazione di annunci pubblicitari di Google, Amazon e Meta.
Sebbene Gmail, Outlook.com e Samsung Internet Browser raggiungano le soglie di cui al regolamento DMA, Alphabet, Microsoft e Samsung hanno fornito argomentazioni sufficientemente motivate per dimostrare che tali servizi non costituiscono punti di accesso per i rispettivi servizi di piattaforma di base. Sono quindi piattaforme e prodotti esclusi dagli obblighi previsti dalla normativa.
Nel frattempo, Apple e Microsoft hanno chiesto di escludere iMessage e Bing dall’elenco dei servizi tenuti a rispettare le indicazioni contenute nel DMA. A questo proposito, la Commissione ha confermato che sono in corso ulteriori verifiche.
Nel caso in cui un gatekeeper non rispettasse gli obblighi sanciti dal nuovo regolamento, la Commissione può irrogare ammende fino al 10% del fatturato totale realizzato a livello mondiale dall’impresa; tale importo può aumentare fino a raggiungere il 20% in caso di recidiva.
In caso di violazioni sistematiche, alla Commissione è inoltre conferito il potere di adottare rimedi aggiuntivi, quali l’obbligo per un gatekeeper di vendere un’impresa o parti di essa o il divieto per il gatekeeper di acquisire altri servizi correlati all’inosservanza sistemica.
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