Suona davvero provocatorio il lancio della versione definitiva di Ubuntu 12.10 “Quantal Quetzal”. “Liberatevi dai tormenti di Windows 8“, è lo slogan che campeggia nella home page ufficiale della distribuzione Linux ideata da Mark Shuttleworth.
La release 12.10 di Ubuntu rappresenta l’inizio di un nuovo ciclo di sviluppo biennale e costituisce le fondamenta del prodotto che evolverà nei prossimi mesi, sino al 2014.
L’interfaccia Unity, che ancor’oggi non gode di un apprezzamento universale, resta parte integrante di Ubuntu insieme con il menù addizionale HUD e la Dash. Indietro non si torna: Canonical è determinata a continuare il lavoro di miglioramento su Unity e sulle sue principali caratteristiche cercando di ascoltare le critiche dell’utenza.
L’installazione di Ubuntu 12.10 si concretizza prelevando le immagine ISO destinate ai sistemi a 32 o 64 bit ed avviando il setup da CD/DVD o chiavetta USB di boot (il download può essere effettuato da questa pagina; tutte le immagini integrano anche la traduzione italiana). Durante la fase di installazione, l’utente ha adesso la possibilità di abilitare la cifratura dell’intero disco fisso, cosa che non era permessa nelle release precedenti.
L’interfaccia Unity ha subìto diversi interventi: l’idea alla base delle modifiche è quella di cancellare il confine tra le applicazioni installate localmente e le applicazioni web. Queste ultime, seguendo la filosofia alla quale da tempo sta guardando anche Microsoft, diventano parte integrante del desktop e sono messe sempre più sullo stesso piano rispetto ai programmi di tipo tradizionale.
Applicazioni molto note e frequentemente utilizzate – ad esempio, Google Gmail – possono essere inserite nella launch bar di Unity: avviandole non si percepirà alcuna differenza rispetto ai software classici, installati sul personal computer.
Allo stesso modo, le ricerche tendono a fare sempre meno distinzione tra gli elementi individuati sul sistema locale e le risorse reperite in Rete. La ricerca di un file o del contenuto di un documento, quindi, non saranno limitate al solo “contesto locale” ma potranno essere ad esempio estese all’account Google Docs dell’utente. La ricerca di brani musicali, inoltre, non avverrà attingendo esclusivamente ai file conservati sui dischi fissi ma trarrà vantaggio dalle informazioni ospitate online su Ubuntu One.
“Sotto il cofano”, Ubuntu 12.10 porta con sé numerosi aggiornamenti: il nuovo kernel Linux 3.5, che integra diverse migliorie dal punto di vista della sicurezza, Python 3.2.3, LibreOffice 3.6.
Lato server, Ubuntu 12.10 propone due nuovi strumenti: OpenStack e Juju. Il primo è una piattaforma che consente agli amministratori di allestire delle “private cloud” senza doversi appoggiare a provider o dispositivi esterni. Juju è invece uno strumento per la gestione di pacchetti e servizi che aiuta l’amministratore o lo sviluppatore a collegare rapidamente più prodotti, ad esempio un’installazione di WordPress con il database MySQL.
Il download di Ubuntu 12.10 può essere effettuato facendo riferimento a questa pagina.
Poche ore prima del lancio della versione finale di Ubuntu 12.10 “Quantal Quetzal”, Shuttleworth ha anticipato che la prossima release della distribuzione verrà rilasciata il 18 aprile 2013 e si chiamerà “Raring Ringtail”.