Google non ci sta ed in tema di diritto all’oblio cerca di fare quanto più rumore possibile creando un “comitato di saggi” che s’interroghi su quali possano essere i passi da compiere per trovare il giusto equilibrio tra il diritto degli utenti ed essere informati e la tutela della privacy del cittadino.
Nel nostro articolo Diritto all’oblio, Google rimuove i link ma solo in Europa, abbiamo raccolto tutte le informazioni sulla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha di fatto obbligato Google a rimuovere, dal suo motore di ricerca, riferimenti che possono risultare levisi della reputazione del cittadino e ciò anche nei casi in cui la pubblicazione delle informazioni da parte di terzi (Google si limita ad indicizzare le pagine web) sia avvenuta in modo corretto.
Come era facile ipotizzare, Google sta attrezzandosi nel tentativo di smarcarsi da un ruolo che non le è affatto congeniale e che, per giunta, porta con sé importanti implicazioni in termini di risvolti economici.
“Come dovrebbe essere bilanciato il diritto all’oblio di una persona con il diritto del pubblico di sapere?“, scrive Google nella pagina di presentazione del comitato consultivo che si occuperà di elaborare linee guide condivise per l’assolvimento degli obblighi fissati dalla Corte di Giustizia europea.
La società di Mountain View ha già ricordato che ogni richiesta di rimozione dei contenuti dalle SERP (le pagine dei risultati) del motore di ricerca, viene analizzata da un team di incaricati e non da parte di algoritmi o procedure automatizzate non presidiate.
“Al momento, abbiamo ricevuto (attraverso questo modulo online, n.d.r.) richieste di rimozione per ogni genere di contenuto: reati gravi, foto imbarazzanti, episodi di bullismo o di insulti online, vecchie denunce, articoli di giornale screditanti e molto altro“, scrivono i responsabili di Google. “Per ognuna di queste richieste, siamo tenuti a prendere in considerazione sia il diritto di un individuo all’oblio sia il diritto del pubblico di accedere all’informazione. Desideriamo trovare il giusto equilibrio. Questo obbligo è una nuova sfida complessa per noi e vorremmo ricevere consigli sui princìpi che Google dovrebbe applicare per prendere decisioni in merito ai singoli casi. Ecco perché stiamo convocando un comitato di esperti“.
Per tastare il polso dei cittadini europei e raccogliere quanti più pareri possibile, Google ha anche pubblicato – nella stessa pagina – un form col quale l’azienda desidera accertare quanto il problema del diritto all’oblio sia davvero sentito e sia realmente d’interesse per i più.
Fra i nomi dei membri del comitato voluto da Google ci sono nomi altisonanti: Luciano Floridi (docente di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Università di Oxford e professore aggiunto del dipartimento di economia dell’American University di Washington), Sylvie Kauffmann (direttore di “Le Monde“), Lidia Kolucka-Zuk (legale, consulente del primo ministro polacco ed esperta di temi legati ai diritti civili), Frank La Rue (diplomatico e avvocato specializzato nella difesa dei diritti umani; dal 2008 Special Rapporteur dell’ONU in materia di diritto alla libertà di espressione e di opinione), José-Luis Piñar (ex direttore dell’agenzia spagnola per la protezione dei dati personali, ha rivestito analoghi compiti anche in sede europea), Sabine Leutheusser-Schnarrenberger (ministro della giustizia tedesco), Peggy Valcke (docente e ricercatrice esperta di media e di normative in merito alla comunicazione), Jimmy Wales (noto fondatore e presidente di Wikipedia), Eric Schmidt (presidente esecutivo di Google) e David C. Drummond (responsabile dell’ufficio legale di Google).