Esattamente un anno fa il Garante Privacy italiano aveva imposto a Google di eliminare i riferimenti a un cittadino residente nel nostro Paese da tutte le versioni del motore di ricerca: Diritto all’oblio: Google obbligata a cancellare i riferimenti a un cittadino da tutti i suoi motori di ricerca.
Ancor prima, nel 2016, l’ufficio francese che si occupa di tutela dei dati personali aveva deciso di sanzionare Google per aver ottemperato a una richiesta molto simile.
L’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europa, Maciej Szpunar, stando a quanto riporta l’agenzia Reuters, si sarebbe però espresso in favore di Google osservando che l’azienda di Mountain View ha titolo per limitare la validità del cosiddetto “diritto all’oblio” ai servizi che vengono erogati in terra europea.
Peter Fleischer, uno dei responsabili di Google in materia di privacy, ha commentato come l’azienda da tempo si assicuri che le pagine rimosse dall’indice del motore di ricerca in seguito all’esercizio del diritto all’oblio siano effettivamente rese invisibili da parte degli utenti europei.
Ciò è vero anche se è altrettanto pacifico che per superare le limitazioni è sufficiente usare espedienti molto semplici, presentandosi al motore di ricerca – ad esempio – con un indirizzo IP straniero.
Szpunar ha osservato che le ricerche effettuate al di fuori dei limiti territoriali dei Paesi dell’Unione Europea non dovrebbero essere influenzate dalle richieste di rimozione dei link (vedere tutti i dettagli nell’articolo Pagine rimosse da Google, perché?).
Google – che rivela di aver rimosso 2,9 milioni di link dalle versioni europee del suo motore di ricerca – aveva presentato appello contro la sanzione amministrativa da 100.000 euro che era stata comminata dall’autorità francese CNIL.
La decisione finale dei giudici europei deve ovviamente ancora arrivate ma il parere dell’avvocato generale sembra aver fatto girare il vento, a favore di Google.