Google è da qualche tempo accerchiata, in ambito europeo, da parte di alcuni grandi editori, contrari all’utilizzo che il colosso di Mountain View fa dei contenuti pubblicati sui rispettivi siti web. Gli strali sono arrivati soprattutto da Germania, Francia ed Italia con gli editori che chiedono a Google di versare “un obolo” per ogni singolo contenuto ripubblicato online attraverso i suoi servizi. La proposta di legge che è stata presentata dal governo guidato da Angela Merkel si chiama “Leistungsschutzrecht” e mira ad introdurre in capo ai motori di ricerca, Google in primis, una sorta di tassa per lo sfruttamento commerciale degli articoli prodotti dagli editori tedeschi (Germania: Google News paghi per i contenuti ripubblicati). Rispetto all’analoga iniziativa francese, Google France aveva inviato una sorta di ultimatum al governo d’oltralpe minacciando di astenersi dal pubblicare qualunque riferimento ai siti web gestiti dagli editori transalpini (Google lancia una sorta di ultimatum agli editori francesi). Chiarissima la posizione del colosso di Mountain View: nel caso in cui venisse approvata una legge “tassa-Google”, l’azienda si sarebbe autotutelata eliminando dagli indici del motore di ricerca (e quindi non soltanto da Google News) tutti i link verso i siti web degli editori.
L’incontro tra il presidente della repubblica François Hollande ed Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google (Incontro Hollande-Schmidt: Francia e Google ai ferri corti), pare sia stato piuttosto freddo, senza margini per addivenire ad un accordo.
Anche la FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali) ha usato parole taglienti nei confronti di Google sostenendo la tesi ribadita dagli editori franco-tedeschi (La FIEG usa il pugno duro contro Google: “paghino”).
Adesso Google, partendo proprio dalla Germania (c’è in vista la possibile approvazione della normativa “Leistungsschutzrecht“), inizia a sensibilizzare l’opinione pubblica. Acquistando pagine a pagamento sui giornali ed allestendo un apposito sito Internet (vedere questa pagina), Google sta cercando di spiegare perché la legge al vaglio del parlamento tedesco rappresenti una minaccia per gli stessi utenti. “Per te sarebbe molto più difficile in Internet per trovare le informazioni che cercate“, scrive Google facendo evidentemente riferimento alla necessità di dover eliminare dal motore di ricerca quei contenuti prodotti dagli editori che hanno richiesto l’applicazione della tassa (qui la traduzione in italiano).
Il sito preparato da Google contiene tutte le informazioni non soltanto per firmare una petizione ma anche per contattare il rappresentante parlamentare competente per la propria area geografica. La società di Mountain View invita ogni singolo utente a far sentire la propria voce a chi amministra la cosa pubblica rimarcando come la legge proposta danneggi l’economia tedesca, impedisca la pluralità dell’informazione e faccia male ai media innovativi.
Purtroppo, ancor’oggi, qualcuno stenta o fa finta di riconoscere il valore del motore di ricerca quale strumento per promuovere le proprie attività, editoriali o meno. Le pretese avanzate nei confronti di Google per molti appaiono fuori luogo, soprattutto perché il motore di ricerca mette a disposizione un semplice strumento per evitare che le pagine di un sito web siano indicizzate: si chiama robots.txt
e va posto nella directory radice del sito. Specificando all’interno di tale file di testo User-agent: Googlebot
e, alla riga successiva, Disallow: /
, Google si dimenticherà completamente dell’intero sito web. Con buona pace di chi pensa all’applicazione di tasse ed oboli vari.