Il mercato dei browser Web è attualmente dominato da tre motori di rendering: Blink, WebKit e Gecko. Questo significa che tutti i browser Web disponibili sul mercato (quelli più conosciuti e quelli meno noti) si basano su tre motori per la visualizzazione delle pagine Web. Blink è il motore utilizzato da Google Chrome e da tutti i browser derivati da Chromium (quindi Edge, Opera, Vivaldi, Brave e molti altri). WebKit fa rima con Apple Safari mentre Gecko con Mozilla Firefox e alcuni progetti derivati (Waterfox e SeaMonkey, ad esempio).
Un gruppo di ambiziosi sviluppatori ha presentato oggi il progetto Ladybird: l’obiettivo è sviluppare un browser da zero, senza riutilizzare nessun componente software adoperato in altri software per navigare sul Web.
Ladybird: il nuovo browser con un motore di rendering conforme agli standard per il Web
Secondo tanti osservatori, il mercato dei browser Web è ormai sostanzialmente congelato. Il predominio schiacciante di Chrome si fa sentire e il mancato supporto degli standard Web, tema che anni fa faceva pendere la bilancia verso l’uno o l’altro prodotto, è un problema molto meno sentito. Questo anche grazie ad iniziative come Interop che puntano a spingere l’acceleratore sull’interoperabilità tra browser.
I promotori di Ladybird sostengono che è possibile fare meglio, non solo in termini di allineamento agli standard per il Web ma anche con l’obiettivo di mettere nelle mani degli utenti un browser davvero svincolato da interessi commerciali.
Ladybird nasce sotto questa stella: è un browser che utilizza un motore di rendering completamente nuovo, che non prende in prestito righe di codice da altri prodotti software. Sebbene la prima release stabile sia ancora di là da venire, Ladybird può vantare già una sua storia.
Il browser è stato presentato, in passato, come un umile visualizzatore di pagine HTML per il progetto hobbistico SerenityOS. Quest’ultimo è un sistema operativo open source creato da Andreas Kling nel 2018. Si presenta come una piattaforma Unix-like, con un’interfaccia grafica ispirata ai sistemi degli anni ’90, come Windows 95 e “Classic Mac OS”.
Dopo il timido debutto in SerenityOS, Ladybird è diventato un browser completo e multipiattaforma, disegnato per funzionare su Linux, macOS e su Windows (al momento soltanto appoggiandosi a WSL, Sottosistema Windows per Linux).
Un browser aperto, stabile, veloce, capace di proteggere la privacy
A differenza dei modelli di business tradizionali che si basano sulla monetizzazione della navigazione online degli utenti, Ladybird è finanziato da sponsorizzazioni e donazioni da parte di aziende e individui che hanno a cuore il Web aperto. L’organizzazione senza scopo di lucro che guida lo sviluppo del prodotto, non stipulerà accordi commerciali o percepirà entrate al di fuori di donazioni libere. Gli sviluppatori tengono a sottolineare che il software e il codice sorgente saranno disponibili gratuitamente, per sempre.
Il lavoro sinora svolto è infatti già disponibile pubblicamente all’interno del repository GitHub di Ladybird. Al momento non sono disponibili file binari: gli interessati a provare Ladybird possono compilare il codice sui sistemi supportati, seguendo le istruzioni riportate qui.
“Il nostro obiettivo è trasformare Ladybird in un browser che potrete utilizzare quotidianamente per tutte le vostre attività Web. Vogliamo che sia veloce, stabile, che supporti gli standard Web e protegga la vostra privacy. In breve, un browser pensato per voi“, si legge nella presentazione del progetto.
Aria fritta o progetto serio?
Ladybird vuole essere la nuova Mozilla. Almeno quella dei “tempi d’oro”. In passato, la fondazione ha realmente rivoluzionato il mercato sottraendo – con Firefox – gran parte delle quote di mercato a Internet Explorer. Con la rapida ascesa di Chrome, a partire da settembre 2008, il market share di Firefox si è notevolmente ridotto.
La dipendenza dai ricavi di ricerca (provenienti principalmente da Google), la concorrenza agguerrita, la transizione mobile che Mozilla non ha saputo cavalcare nei tempi giusti, le riorganizzazioni interne, hanno condotto la fondazione in una posizione complicata.
Nonostante le esperienze evidenziate dai concorrenti di Google e Microsoft, i promotori di Ladybird sono convinti che ci sia ancora spazio e tempo per fare bene nel mondo dei browser Web. Ladybird Browser Initiative è un’organizzazione senza scopo di lucro che mira a guidare lo sviluppo del browser a ogni livello.
Fondatore e presidente del progetto Ladybird è Andreas Kling. Kling mostra un curriculum di tutto rispetto: basti pensare che ha lavorato su Apple Safari, su WebKit per Nokia e su KHTML, un motore di rendering per browser sviluppato nell’ambito del progetto KDE (motore predefinito del browser Konqueror).
Cofondatore di Laybird è Chris Wanstrath, cofondatore ed ex CEO di GitHub, impegnato sui progetti di Null Games, del Computer History Museum e su un motore gaming non ancora annunciato.
Quando arriverà sul mercato il browser Ladybird
Il cronoprogramma di Ladybird non è scritto sulla pietra. Ad ogni modo, Kling e Wanstrath assicurano che un team di sviluppatori software sta lavorando con impegno per raggiungere gli obiettivi prefissi. Quattro ingegneri assunti a contratto e a tempo pieno si stanno occupando dello sviluppo di Ladybird, raccogliendo i contributi di un buon numero di volontari. Nel breve termine, il team di sviluppo sarà ulteriormente ampliato.
Per adesso, l’obiettivo è rilasciare una versione di anteprima di Ladybird per Linux e macOS entro l’estate 2026.
Curiosamente, però, “i vertici” di Ladybird ammettono che al momento non è in programma lo sviluppo di una versione destinata ai terminali Android e iOS. “Rivestiremo più sforzi nello sviluppo delle versioni mobili non appena le versioni desktop saranno sufficientemente mature“, si legge nella home page di Ladybird. Siamo certi che con la diffusione così massiccia dei dispositivi mobili, che in molti casi sono usati in sostituzione dei sistemi desktop e notebook, il rilascio di una versione “mobile” di Ladybird non sia un aspetto prioritario?
Wanstrath ha rivelato che Ladybird ha già ottenuto il primo milione di dollari sotto forma di donazioni.
Credit immagine in apertura: iStock.com – tolgart