Si addensano nubi nerissime sul futuro di Cyanogen e dell’apprezzatissima ROM CyanogenMOD. La società ha infatti deciso di licenziare il 20% dei suoi dipendenti di fatto avviando una ristrutturazione dell’azienda che impatterà anche sulle strategie e sugli obiettivi di business.
Quando un produttore non supporta più un dispositivo Android o comunque non rilascia aggiornamenti, CyanogenMOD è ancor’oggi una tra le prime scelte degli utenti. La “ROM personalizzata” per device Android supporta ufficialmente decine di dispositivi (anche piuttosto vecchi) e non ufficialmente molti altri prodotti. Non si contano poi i progetti derivati dal codice di CyanogenMOD.
I licenziamenti – che sono stati comunicati senza alcun preavviso (i dipendenti si sono presentati in azienda il giorno successivo solo per essere informati dell’allontanamento) – riguardano quasi esclusivamente il team di CyanogenMOD.
Anche Cyanogen sembra non essere riuscita a “monetizzare” abbastanza. Se ad inizio 2015 si lanciavano strali contro Google (CyanogenMOD sempre più indipendente da Google) annunciando addirittura lo sviluppo di uno store alternativo e, successivamente, hanno fatto notizia gli accordi con Microsoft (Microsoft investirà nella ROM Android Cyanogen; Cyanogen proporrà app Microsoft al posto di Google) e OnePlus (quest’ultimo, tra l’altro, conclusosi con un brutto divorzio), adesso sembra essere rimasto ben poco.
A questo punto pare che i vertici di Cyanogen siano intenzionati a continuare gli investimenti sullo sviluppo di app. Dei piani futuri non si conoscono ancora i dettagli ma appare ormai chiaro che il fine ultimo sia quello di monetizzare stralciando quello che adesso viene considerato un progetto incapace di rimpinguare le casse dell’azienda: CyanogenMOD.
L’utilizzo di CyanogenMOD veniva concesso, dietro remunerazione, a produttori terzi ma le quote di mercato della ROM Android sono talmente basse che Cyanogen avrebbe deciso di “gettare la spugna”.
Il nuovo corso dell’azienda dovrebbe essere consegnato nelle mani di Lior Tal, fino a qualche mese fa alle dipendenze di Facebook.