I principali produttori di hard disk a livello mondiale hanno annunciato di avere intenzione di accordarsi sull’utilizzo di uno standard che permetta di attivare automaticamente meccanismi crittografici sul contenuto delle unità disco. La crittografia verrebbe quindi supportata, nei dischi fissi commercializzati nel prossimo futuro, in modo nativo.
Ma cosa accadrebbe qualora un utente si dimentichi una password o quando il disco fisso dovesse risultare in qualche modo danneggiato? Si sono chiesti in molti.
Il Trusted Computing Group (TCG) ha pubblicato, la scorsa settimana, le specifiche di tre meccanismi crittografici che potrebbero essere attivati sia sui sistemi “consumer” (sia desktop che notebook), sia sulle macchine impiegate in ambito aziendale.
Secondo Robert Thibadeau, CTO di Seagate, l’attuale tecnologia permetterebbe di specificare più password a protezione del contenuto del disco fisso: in questo modo, qualora l’utente dovesse dimenticare la password principale, potrebbe comunque accedere ai suoi dati utilizzando una parola chiave “di backup”. “Le specifiche, inoltre, permettono di impostare una password che consenta di distruggere completamente il contenuto del disco riportandolo alla configurazione iniziale“, ha aggiunto Thibadeau che spiega come – nel caso in cui il disco fisso dovesso malauguratamente danneggiarsi – è possibile intentare un recupero delle informazioni memorizzate ricorrendo alle password scelte dall’utente. TCG starebbe anche collaborando con le principali aziende di recupero dati per mettere a punto una metodologia standard che, in situazioni di emergenza, dia modo di ripristinare le informazioni salvate nel disco senza impiegare alcuna password.
Allo stato attuale, tuttavia, Thibadeau ammette che nel caso in cui l’utente si dovesse dimenticare tutte le password, il recupero dei dati sarà impossibile.