Sapevate che lo Stato italiano ha un contenzioso legale con TIM (prima Telecom Italia) da oltre 25 anni? A gennaio 1998, il mercato delle telecomunicazioni in Italia subì una radicale trasformazione con l’arrivo della liberalizzazione. Prima di questo cambiamento, Telecom Italia deteneva il monopolio nel settore, ma la nuova normativa aprì le porte a una concorrenza più ampia. Ciononostante, in quel contesto di trasformazione, lo Stato impose a TIM il pagamento di un canone concessorio di circa 500 milioni di euro.
TIM contestò quella richiesta, sostenendo che il canone non fosse dovuto in quanto la liberalizzazione aveva modificato le condizioni di operatività nel settore. Secondo l’azienda, con l’apertura del mercato, non vi era più giustificazione per il pagamento di un canone che era stato concepito in un contesto monopolistico.
La disputa sul canone TIM arrivata fino ai giorni nostri
Il contenzioso tra lo Stato e TIM si è protratto per anni, con una lunga serie di ricorsi e contro-ricorsi nelle varie istanze giudiziarie. Con un comunicato odierno, la società annuncia di aver ricevuto comunicazione circa la decisione della Corte d’Appello che ha confermato la restituzione alla società del canone 1998 oltre a interessi e accessori. La decisione è quindi adesso “provvisoriamente esecutiva”, in attesa delle decisioni finali che saranno assunte dalla Corte di Cassazione a seguito del ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
A meno di clamorosi colpi di scena, quindi, lo Stato dovrà versare nelle casse di TIM il canone originario rivalutato. Una somma che equivale a circa 1 miliardo di euro, comprensiva degli interessi maturati nel tempo.
La conclusioni alla quale si è pervenuti, rappresenta una vittoria significativa per TIM, che ha sempre sostenuto la propria posizione nelle aule di tribunale. Inoltre, il rimborso rappresenterebbe certamente una boccata di ossigeno per una realtà d’impresa che dopo la vendita della rete a KKR si sta trasformando in una società principalmente focalizzata sui servizi al cliente.
L’intervento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea
Nel 2020, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha confermato che non era legittimo per una normativa nazionale imporre il canone per il 1998, poiché ciò contraddiceva le direttive europee sulla liberalizzazione del settore. La Corte ha stabilito che era consentito solo il pagamento dei costi amministrativi correlati con il rilascio delle autorizzazioni e delle licenze individuali.