La Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva, conosciuta anche con l’acronimo FAPAV, è un’associazione attiva dal 1988 a protezione della proprietà intellettuale nel nostro Paese. Con un provvedimento d’urgenza, FAPAV aveva richiesto a Telecom Italia di inibire l’accesso a famosi network peer-to-peer utilizzati anche per lo scambio di materiale audiovisivo soggetto alle norme che tutelano il diritto d’autore. Il provider, sempre secondo FAPAV, avrebbe dovuto avvisare gli utenti che si sono macchiati di violazioni legate allo scambio di contenuti soggetti a copyright.
Telecom aveva rigettato le accuse lanciate da FAPAV arguendo come l’associazione anti-pirateria abbia fatto uso di software “spia” per monitorare le attività online degli utenti. Secondo Telecom il corretto trattamento dei dati personali è prevalente rispetto alle esigenze probatorie. A rafforzare la tesi, furono citate una sentenza della Corte di Giustizia europea e la sentenza emessa nel 2007 dal Tribunale di Roma sul famosissimo caso “Peppermint”. I magistrati, in quell’occasione, respinsero la richiesta promossa dalle società “Peppermint” e “Techland” che chiedevano la consegna dei nomi degli utenti da loro “pescati” a scaricare materiale soggetto a copyright.
Proprio il Tribunale di Roma si dovrebbe esprimere domani sulla vicenda FAPAV-Telecom. La SIAE, che ha subito appoggiato le tesi di FAPAV, motiva il supporto in forza dell’esigenza di tutelare i diritti patrimoniali delle opere oggetto di download illecito ed auspica interventi legislativi simili a quelli che si stanno promuovendo in Francia e Spagna.
Il punto caldo comunque è al momento legato alle attività di investigazione che FAPAV avrebbe compiuto a sostegno delle accuse. Secondo diversi legali, Telecom – anche nel caso in cui avesse ricevuto una diffida da parte di FAPAV – non avrebbe comunque potuto “disconnettere” l’utente “protagonista” della condivisione di file protetti dal diritto d’autore dal momento che la richiesta avrebbe potuto essere posta in essere solo dietro ordine dell’Autorità Giudiziaria.
Sempre in materia di copyright arriva anche un’altra novità: il Parlamento sarà a breve chiamato a dare il suo parere sulle modalità di attuazione, mediante decreto legislativo, della direttiva europea 2007/65/CE conosciuta anche come “Audiovisual Media Services”. L’AGCOM, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, potrebbe essere chiamata a disporre regolamenti attti ad impedire la pubblicazione di contenuti audiovisivi di proprietà intellettuale di terzi. L’avvocato Guido Scorza, uno dei più autorevoli esperti di diritto informatico e di tematiche connesse alla libertà di espressione ed alle politiche di innovazione, osserva come non si possa rischiare che Internet venga paragonata ad una grande televisione.
Disposizioni del genere potrebbero avere conseguenze ed implicazioni piuttosto importanti, giusto per citare un esempio, per quanto concerne i contenuti caricati su Youtube: in archivio sono moltissimi i contributi desunti dalle trasmissioni di televisioni italiane e straniere.