È innegabile che un operatore di telecomunicazioni in grado di poter accedere alle infrastrutture utilizzate, ad esempio, da un fornitore di energia elettrica o di altri servizi, può velocizzare notevolmente la copertura di nuove aree del Paese portando la banda ultralarga anche nelle zone attualmente irraggiungibili.
TIM e UTILITALIA, la federazione che raggruppa sul territorio nazionale le aziende operanti nei servizi pubblici dell’energia elettrica, gas, acqua e ambiente, hanno firmato un importante accordo che permetterà all’ex monopolista di usare le infrastrutture preesistenti (tubi, cavidotti e reti dell’illuminazione pubblica) di oltre 500 gestori dei servizi pubblici locali per portare ai clienti finali la connettività in fibra ottica.
Si tratta del primo accordo quadro del genere che però non ha carattere esclusivo: sia TIM che UTILITALIA potranno eventualmente accordarsi anche con altri soggetti, per le medesime finalità.
I vantaggi, comunque, sono tangibili: grazie al decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, il co-utilizzo delle infrastrutture ha validità immediata a livello nazionale e permetterà a TIM di ridurre drasticamente gli scavi per la posa della fibra e i conseguenti disagi per la cittadinanza e la circolazione stradale.
TIM sostiene di aver già portato la sua fibra ottica (sia in modalità FTTH che, prevalentemente, FTTC) sul 71% del territorio nazionale con oltre 17 milioni di abitazioni in circa 2.100 comuni già servite.
L’accordo con UTILITALIA permetterà alla ex Telecom di dare ulteriore impulso allo sviluppo della rete costruendosi un vantaggio competitivo anche in quelle aree in cui Open Fiber sta già dando battaglia (si pensi alla realizzazione della rete a banda ultralarga nelle aree bianche; vedere Copertura fibra nelle aree bianche: 100 Mbps Open Fiber per l’87% delle unità immobiliari).