Controversie Play Store: Google pronta a pagare 700 milioni di dollari

Google trova un accorto e apre il portafoglio: ecco le iniziative dell'azienda per rendere l'ambiente Android più aperto al sideloading.
Controversie Play Store: Google pronta a pagare 700 milioni di dollari

Nello scorso mese di settembre Google ha raggiunto un accordo provvisorio rispetto a un’azione legale collettiva intentata dai consumatori americani nei suoi confronti.

Stando a quanto affermato lo stesso colosso di Mountain View, l’azienda pagherà 630 milioni di dollari ai clienti e 70 a un fondo statale americano. L’azione legale, presentata nel 2021, era mirata a denunciare il monopolio di Google per quanto concerne la distribuzione di app Android sul proprio store.

A tal proposito, di recente l’azienda ha mosso diversi passi per offrire maggiore libertà d’azione agli utenti. Secondo le dichiarazioni, infatti, i processi di sideloading saranno resi più accessibili, anche se non sono ancora disponibili dettagli a riguardo. Come afferma Google, risulta fondamentale capire che questo tipo di operazione può comportare rischi di sicurezza, ma che allo stesso tempo verrà fornita maggiore libertà ai singoli utenti.

Non sono infatti rari i malware e altri agenti malevoli che, attraverso file APK, riescono facilmente a “bucare” le protezioni di Android. Allo stesso tempo, però, limitare il mercato al solo Play Store è ormai qualcosa di inaccettabile per la maggior parte dell’utenza.

Azione legale contro Google: maxi multa e le conseguenti iniziative dell’azienda

Non solo: Google ha avviato un progetto (ancora in fase sperimentale) che consentirà agli sviluppatori di adottare metodi di pagamento alternativi per gli acquisti in-app. Come parte dell’accordo per la suddetta azione legale, il colosso informatico si è detto pronto ad impegnarsi per proseguire con questo piano.

In occasione di questo comunicato, poi, Google ha anche sottolineato come Android 14 abbia semplificato gli aggiornamenti delle app, favorendo maggiori controlli rispetto a quelli provenienti da store di terze parti attraverso un’apposita API.

L’azione legale in questione, seppur costata parecchio denaro, non è l’unico problema che Google sta affrontando in questi ultimi mesi. Dall’addio di Ian Hickson, che ha lasciato l’azienda dopo 18 anni, fino al duro confronto con Apple, per il gigante informatico sembra essere un periodo a dir poco movimentato.

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