Google è al centro di una class action che contesta l’utilizzo dei dati di navigazione degli utenti che adoperano la cosiddetta modalità di navigazione in incognito. Secondo le tesi accusatorie, la società di Mountain View non dovrebbe – attraverso i suoi servizi (Google Analytics compreso) – raccogliere informazioni sugli utenti e sulle loro preferenze. I promotori della class action, presentata presso la corte distrettuale della California del Nord richiedono quindi almeno 5 miliardi di dollari in termini di risarcimento danni.
A Google viene contestato che quando un utente visita una pagina web o apre un’applicazione web che utilizza i servizi di Google (presumibilmente utilizzati da oltre il 70% di tutti gli editori online), informazioni personali dell’utente come l’indirizzo IP da questi utilizzato (l’indirizzo IP, come il MAC address, sono considerati dati personali anche in Europa; vedere Il mio IP: come trovarlo e a che cosa serve), le informazioni su ciò che l’utente sta visualizzando, sugli eventuali siti già consultati e i dettagli sull’hardware del dispositivo client vengono inviati ai server della multinazionale californiana.
Jose Castaneda, portavoce di Google, ha dichiarato: “come dichiariamo chiaramente ogni volta che si apre una nuova scheda in incognito, i siti web possono essere in grado di raccogliere informazioni sull’attività di navigazione dell’utente“.
La finestra di navigazione in incognito, in qualunque browser, non tutela infatti l’anonimato dell’utente ma consente soltanto di evitare che informazioni sulla sessione di navigazione in corso possano rimanere memorizzate nel dispositivo in uso: Navigazione in incognito, quando utilizzarla?.
Google rispedisce al mittente ogni accusa e anzi fa sapere che difenderà vigorosamente le sue ragioni.
La modalità di navigazione in incognito non deve essere considerata come uno strumento per difendere la propria privacy o per navigare sul web senza trasmettere alcun dato personale. Posto che raggiungere il perfetto anonimato online è comunque complesso, uno strumento utile per evitare di trasferire su server di terze parti informazioni sulla propria identità è Tor Browser: Tor Browser, cos’è e come funziona la nuova versione del programma.