Con l'architettura ARMv9 vengono gettate le basi per una nuova generazione di processori

ARM compie un importante balzo in avanti con la nuova piattaforma: le prime microarchitetture core a utilizzarla si chiamano Mattherhorn e Makalu.
Con l'architettura ARMv9 vengono gettate le basi per una nuova generazione di processori

ARM, società britannica responsabile dello sviluppo dell’omonima architettura e delle sue evoluzioni, recentemente acquisita da NVidia, ha annunciato l’arrivo della piattaforma ARMv9.
Si tratta di un importante passo in avanti che punta sulla scalabilità e su un sistema capace di assolvere ancora meglio i compiti legati all’intelligenza artificiale.

ARMv9 si propone come una revisione sostanziale dell’architettura che utilizza il set di istruzioni AArch64 (ARM64) ereditando molte delle estensioni di ARMv9 e aggiungendone alcune nuove. La piattaforma non perde la sua versatilità: i chip basati su ARMv9 potranno essere utilizzati sui sensori e sui dispositivi compatti per l’Internet delle Cose (IoT) così come all’interno dei data center e in generale sui sistemi server.

Una delle novità più importanti consiste nell’introduzione della Confidential Compute Architecture (CAA) che sfrutta il contento di realms (“regni”, in italiano).
Il codice può essere eseguito senza l’intervento del sistema operativo o dell’hypervisor in maniera tale da abilitare l’elaborazione di codice certamente sicuro. I “regni” sono gestiti da un realm manager, un componente più compatto rispetto a un hypervisor, che consente l’esecuzione di codice che il sistema operativo in sé non può “vedere”. In questo modo è possibile gestire e superare brillantemente il problema di eventuali compromissioni lato software dovute ad esempio alla precedente esecuzione di codice dannoso.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale ARMv9 aggiunge nuove istruzioni relative alla gestione delle matrici: ciò porta a una serie di benefici nella velocità di elaborazione dei dati da parte delle reti neurali e di altri compiti correlati.
Le estensioni SVE2 (Scalable Vector Extensions 2) consentono poi l’ottimizzazione dei carichi di lavoro richiesti durante attività di machine learning.

Sul versante prestazionale ARM fa riferimento a un 30% di IPC (istruzioni per ciclo) in più rispetto agli attuali core X1/A78. Le migliorie diverranno tangibili con le prossime due microarchitetture core chiamate Mattherhorn e Makalu.

Per quanto riguarda la grafica, l’azienda sta lavorando sul ray tracing in tempo reale, sul cosiddetto Variabile Rate Shading così come su altre tecniche di rendering che permetteranno di portare sui dispositivi mobili le caratteristiche introdotte nelle GPU AMD e NVidia destinate ai PC.

ARM non è scesa ancora nel dettaglio: l’architettura ARMv9 sarà oggetto di una serie di approfondimenti nel corso dei prossimi mesi. Certo è che l’azienda d’Oltremanica ha voluto iniziare a mostrare le sue carte lasciando comunque intendere che i primi dispositivi commerciali basati sulla nuova architettura non dovrebbero vedere la luce prima del 2022 e quasi certamente non nella primissima parte dell’anno.

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