Prove di NGN, Next Generation Network. L’accordo tra i principali provider italiani per la realizzazione di una rete nuova, in fibra ottica, capace di portare la banda larga nelle abitazioni e nelle imprese del Paese sembra sia stato finalmente siglato. Il tavolo sulla NGN era più volte “saltato” a causa delle posizioni assunte dai vari operatori: in particolare, Wind, Fastweb e Vodafone avevano dichiarato di avere intenzione di mettere a punto una rete “alernativa” a quella di Telecom Italia. L’ex-monopolista aveva sempre rigettato il progetto “2010 Fibra per l’Italia” (iniziativa congiunta di Wind, Vodafone, Fastweb e Tiscali per cablare l’Italia in rete NGN in fibra ottica FTTH su rete punto-punto).
Da poche ore è invece arrivata un’importante notizia: presso il Ministero dello Sviluppo Economico si è raggiunta un’intesa tra tutti i principali “player” (Telecom Italia, Fastweb, Tiscali, Vodafone, Wind, H3G e BT Italia). Si chiama memorandum of understanding (MOU) il documento condiviso (consultabile cliccando qui) che fissa le linee guida per la “collaborazione” tra i provider in gioco.
Come si legge nel testo reso pubblico, la nuova società che verrà costituita avrà come compito quello di realizzare le “Infrastrutture passive per le NGN in aree da individuare (opere civili di posa, cavi in fibra spenta, canalizzazioni verticali negli edifici e locali per la terminazione delle fibre ottiche) con caratteristiche di neutralità, apertura, efficienza ed espandibilità“.
Il MOU introduce il rispetto del principio di sussidiarietà: ciò significa che si dovranno “evitare inutili duplicazioni sulle infrastrutture di posa e dunque offrire opportunità per uno sviluppo più veloce e meno oneroso dei suddetti progetti attraverso la pianificazione parallela di piani operativi di sviluppo delle reti NGA“. Cosa significa? La “newco” che getterà le basi della NGN non dovrà creare “doppioni”: non dovranno cioè essere cablate in fibra quelle zone che già sono coperte, per esempio, dalla rete di Fastweb, di BT, o quelle che rientrano nel progetto di Telecom Italia recentemente presentato (ved. questo nostro articolo).
L’accordo riguarda solamente la parte “passiva” della NGN ossia le infrastrutture (scavi, cavidotti, canaline verticali) che permetteranno di raggiungere gli abbonati (si tratta comunque di una porzione oscillante tra il 60% e l’80% dei costi complessivi). La parte “attiva” (fibra ed apparati) sarà invece gestita dalle singole aziende operanti nel settore (che potranno scegliere se utilizzare le proprie risorse od appoggiarsi a quelle di Telecom Italia).
Corrado Calabrò, presidente di AGCOM, ha valutato l’accordo appena siglato come una soluzione di compromesso che va comunque accolta con favore: “i nodi più importanti devono però ancora venire al pettine“, ha aggiunto.
Il prossimo passo da compiere consisterà nella definizione della governance della società che si farà carico del “varo” della NGN.
Neelie Kroes, commissario europeo per le telecomunicazioni, ha apprezzato la novità esortando nuovamente l’Italia a fare investimenti nel campo della banda larga. Secondo la Kroes il nostro Paese ha davvero bisogno di una “cultura digitale” diffusa, attualmente ristretta ad una piccola parte della popolazione. “Trenta milioni di italiani non si collegano ad Internet. E’ è un divario, rispetto al resto dell’Europa, che va assolutamente colmato“, ha dichiarato il commissario cercando di porre alcune scadenze. Entro il 2013 la banda larga dovrebbe essere fruibile da parte di tutti i cittadini mentre il 2020 dovrebbe essere l’anno della fibra per tutti.