Uno dei più grandi dubbi relativi all’Intelligenza Artificiale, per sua stessa natura, sono le modalità di addestramento.
Affinché questi modelli funzionino in modo corretto, infatti, questi devono essere alimentati con una mole enorme di dati, testuali e non.
Questi sono spesso coperti da diritti d’autore e, sebbene le grandi compagnie del settore, abbiano spesso sorvolato tale questione, ora si trovano sempre più di frequente di fronte alle conseguenze del loro operato. Al di là delle questioni legali, è lecito che un’IA generativa come ChatGPT ricompensi chi contribuisce al su addestramento?
Il vicepresidente dei prodotti di consumo presso OpenAI, ovvero Peter Deng, è riuscito ad aggirare la risposta con una certa eleganza. In occasione del SXSW Conference & Festivals, Deng ha affermato come questa sia “Un’ottima domanda” senza poi approfondire. Se la situazione, in tal senso, appare delicata per ChatGPT, lo è ancora più per DALL-E 3.
Dati per addestrare IA e diritti d’autore: una situazione a dir poco delicata
Modelli come DALL-E 3, infatti, vengono alimentati con una mole immensa di esempi, spaziando dalle semplici illustrazioni fino alle opere d’arte. Non solo: l’IA attinge anche da foto e immagini provenienti da siti pubblici e da set di dati, la cui provenienza non è sempre così limpida per quanto riguarda i diritti d’autore.
OpenAI, così come altre aziende del settore, sostengono la filosofia del fair use, che consente l’uso di opere protette da copyright per realizzare quella che viene considerata come una “opera secondaria” purché trasformativa, senza dover nessun compenso o credito all’artista originale. D’altro canto, è vero che sarebbe impossibile creare modelli IA senza attingere a materiale protetto dai diritti d’autore.
Dall’altra parte della barricata, chi detiene il copyright, la pensa in modo radicalmente opposto. In questo senso, i casi portati in tribunale sono molteplici e interessano un numero sempre maggiore di artisti schierati contro strumenti come il già citato DALL-E 3, Midjourney e simili.
Rispetto a questa situazione spinosa, Deng e OpenAI si limitano a un’alzata di spalle, senza approfondire più di tanto la tematica. Per il dipendente di OpenAI, infatti, gli artisti dovrebbero avere più libertà d’azione nella creazione e nell’uso di strumenti dell’IA generativa come DALL-E, ma non è sicuro, esattamente, di quali formule possano accontentare entrambe le parti in causa.
“Credo che se riusciremo a trovare un modo per rendere più veloce il volano della creazione artistica, supporteremo realmente l’industria… In un certo senso, ogni artista è stato ispirato da artisti che lo hanno preceduto” ha infine concluso Deng.