La Commissione Europea ha avviato una serie di indagini a carico di alcuni “giganti del Web” per presunta mancata conformità con le disposizioni contenute nel DMA (Digital Markets Act).
I vari “fascicoli” che vedono protagoniste realtà come Alphabet, Apple e Meta si concentrano su diversi argomenti. Nel caso della società madre di Google, il nodo centrale riguarda la gestione del Play Store e l’autopromozione dei suoi servizi sul motore di ricerca.
La Mela, invece, è sotto indagine a fronte delle nuove regole applicate per gli sviluppatori a livello di App Store nonché per la schermata di scelta integrata nel browser Safari. La Commissaria Margrethe Vestager aveva già espresso il suo disappunto per la tassa applicata da Apple sulle applicazioni pubblicate dagli sviluppatori fuori dall’App Store.
Infine, al vaglio c’è anche il modello di Meta “paga o acconsenti“. La società di Mark Zuckerberg aveva infatti introdotto un abbonamento per consentire agli utenti di Facebook e Instagram di usare entrambi i servizi senza più essere “tracciati” e senza visualizzare alcuna informazione pubblicitaria.
In altre parole, chi desidera continuare a usare gratis Facebook e Instagram acconsente ad essere monitorato per ciò che riguarda le sue preferenze, i suoi interessi, le sue scelte.
Cosa implica l’avvio dell’indagine nei confronti di Alphabet, Apple e Meta
Il testo del comunicato condiviso dalla Commissione Europea è chiaro: l’Autorità sospetta che le misure adottate dai gatekeeper a valle delle prescrizioni precedentemente fornite, non rispettino gli obblighi contenuti nel DMA.
Sia Alphabet che Apple potrebbero aver violato le regole del DMA che prevedono di consentire agli sviluppatori di app la possibilità di indirizzare gli utenti finali verso offerte al di fuori degli store delle app dei gatekeeper, senza costi aggiuntivi.
La Commissione ipotizza che le misure sin qui applicate da Alphabet ed Apple non siano pienamente conformi poiché impongono varie restrizioni e limitazioni. Tra le altre cose, il raggio d’azione degli sviluppatori appare eccessivamente ridotto: le misure adottate limitano, tra le altre cose, la capacità degli sviluppatori di comunicare liberamente, promuovere offerte e concludere contratti direttamente, anche mediante l’applicazione di tariffe decise in autonomia.
Nello specifico, le scelte applicate da Alphabet potrebbero inoltre non essere sufficienti a garantire che servizi di terze parti presenti sulla pagina dei risultati di ricerca Google siano trattati in modo equo e non discriminatorio rispetto ai propri.
Gli obblighi relativi alla gestione delle applicazioni sui dispositivi iOS
Apple deve adeguarsi alle prescrizioni del DMA che richiedono di rendere gli utenti finali in grado di disinstallare facilmente qualsiasi applicazione software su iOS, cambiare facilmente le impostazioni predefinite a livello di sistema operativo, mostrare schermate di scelta che per aprire alla scelta di servizi alternativi, come browser Web o motori di ricerca.
La Commissione chiarisce che misure adottate da Apple, compreso il design della schermata di scelta del browser Web, possano impedire agli utenti di esercitare il loro diritto di scelta.
Anche Amazon nel centro del mirino
L’Autorità europea ha anche adottato altre misure investigative nei confronti di Amazon al fine di verificare se l’azienda di Jeff Bezos stia dando maggiore rilevanza ai suoi prodotti sullo store, penalizzando quindi la concorrenza.
Cosa devono fare le aziende interessate dal provvedimento
La Commissione ha adottato cinque ordinanze di conservazione dei documenti nei confronti di Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft. Le aziende sono chiamate a a trattenere tutte le prove che potrebbero essere utili ai fini della valutazione della conformità alle obbligazioni del DMA.
L’Autorità ha concesso a Meta un’estensione di 6 mesi per conformarsi all’obbligo di interoperabilità per Facebook Messenger. La decisione segue una richiesta motivata presentata da Meta.
I prossimi passi e le sanzioni che la Commissione potrebbe disporre
A questo punto, i procedimenti aperti saranno conclusi dalla Commissione entro 12 mesi. Se necessario, a seguito dell’indagine, la Commissione informerà i gatekeeper interessati delle sue conclusioni preliminari e spiegherà le misure che sta considerando di adottare o che il gatekeeper dovrebbe adottare per dirimere la questione secondo le indicazioni fornite.
Qualora venissero rilevate formalmente una o più violazioni, la Commissione può irrogare multe fino al 10% del fatturato totale mondiale di ciascuna azienda. Tali multe possono arrivare fino al 20% in caso di violazioni ripetute.
Se dovessero essere rilevate violazioni sistematiche, la Commissione può anche adottare rimedi aggiuntivi come l’obbligo per il gatekeeper di vendere un’attività o parti di essa, o vietare al gatekeeper di effettuare acquisizioni di servizi aggiuntivi correlati alla non conformità sistemica.