Nel mondo degli appassionati di PC gaming e tecnologia, possono emergere sfide inaspettate anche dopo aver assemblato con cura un sistema all’avanguardia. John Graham-Cumming, ingegnere informatico britannico, è noto per essere il CTO di Cloudflare ma è uno dei massimi esponenti e sostenitori dell’open source e del software libero. In una breve nota, Graham-Cumming ha raccontato la sua esperienza di successo nel riparare un SSD usando strumenti da falegname.
Un’impresa apparentemente impossibile che dimostra come tanti problemi, anche in campo informatico, possano essere risolti usando l’ingegno, un po’ di ostinazione e di un pizzico di follia.
Riparare un SSD con una morsa da falegnameria
Il protagonista di questa storia ha assemblato un PC gaming utilizzando componenti quali un case Dan A4 v4.1, una scheda madre ASUS Z690I Strix Gaming, un processore Intel Core i5-12400F e una GPU NVidia GeForce RTX 3070 Eagle. Al centro di questa configurazione c’erano due SSD Seagate Firecuda 530 da 1 TB, fondamentali per gestire sistema operativo, applicazioni e dati in modo rapido e affidabile.
Purtroppo, però, durante un’intensa sessione di gioco, il PC di Graham-Cumming si è improvvisamente bloccato rifiutando di avviarsi correttamente. Dopo una veloce verifica, Graham-Cumming ha potuto accertare che soltanto una delle unità Seagate Firecuda era rilevata mentre l’altra appariva come inesistente.
Raffreddamento dell’unità SSD fino a -18°C
L’SSD inizialmente non funzionante ha mostrato segni di vita quando è stato sottoposto a temperature più basse. Questo ha spinto Graham-Cumming a una mossa non convenzionale, un trucco tuttavia ben noto ai più esperti: congelare l’SSD a -18°C per mezz’ora. Dopo il raffreddamento, Graham-Cumming ha inserito l’unità SSD difettosa in un box esterno o enclosure NVMe M.2 USB. Collegandola a un sistema Mac, l’unità SSD viene riconosciuta ed è possibile accedere al suo contenuto.
Un successo temporaneo perché l’SSD in questione ha continuato a mostrare un comportamento anomalo via via che si riscaldava di nuovo. Così l’ingegnere ha iniziato a sospettare la presenza di un collegamento difettoso sul circuito stampato dell’unità Seagate.
Pressione su un chip dell’unità SSD per ripristinarne il funzionamento
Con una manipolazione attenta dell’unità, Graham-Cumming ha individuato un chip specifico che sottoposto a pressione ripristinava il corretto funzionamento dell’SSD. Ecco quindi che l’informatico si è servito di un morsetto G in metallo, comunemente utilizzato per la lavorazione del legno, al fine di esercitare la pressione necessaria (ovviamente interponendo un supporto in plastica per evitare danni). Esercitando la necessaria pressione con il morsetto, l’SSD è tornato a funzionare normalmente.
Il problema del surriscaldamento
Il processo non si è fermato qui. Per affrontare il problema del surriscaldamento durante il funzionamento e riparare l’SSD, Graham-Cumming ha utilizzato un dissipatore di calore del PC e ne ha addirittura creato uno da un righello da falegname, fissandoli sull’SSD con nastro adesivo termico. Dopo aver avviato di nuovo l’unità SSD, l’ingegnere ha monitorato le temperature usando la telecamera termica presente su uno smartphone rugged della serie CAT S.
Recupero dei dati e riparazione finale dell’SSD
Con i passaggi illustrati, Graham-Cumming ha innanzi tutto recuperato il contenuto della cartella /Users
potendo così mettere di nuovo mano su dati considerati essenziali. Ha quindi deciso di creare un’immagine dell’unità con il comando dd: ne è scaturito un singolo file da 1 TB perfettamente utilizzabile.
Come ciliegina sulla torta, l’ingegnere britannico ha voluto chiudere in bellezza provando a utilizzare un soffiatore ad aria calda SMD (Surface-Mount Device) per affrontare il problema alla radice. Con una svolta inaspettata, l’unità SSD che sembrava ormai destinata al conferimento nei rifiuti RAEE, è tornata in vita e non ha più richiesto l’utilizzo dei metodi non convenzionali descritti in precedenza. Complimenti!
Graham-Cumming è famoso anche per aver promosso una petizione con l’obiettivo di indurre il governo del Regno Unito a chiedere pubblicamente scusa per le persecuzioni riservate a uno dei padri fondatori dell’informatica e pioniere nell’intelligenza artificiale e nella crittografia: Alan Turing. Le scuse arrivarono nel 2009 per bocca del primo ministro britannico Gordon Brown.