Tra i dispositivi indossabili più promettenti in prospettiva futura c’è sicuramente il nuovo Apple Vision Pro, visore per la realtà aumentata (AR) e virtuale (VR) che ha fatto già parlare tanto di sé. Vuole essere un prodotto modulare, anche se risulta comunque piuttosto ingombrante, progettato per offrire un’esperienza immersiva e personalizzabile.
Il visore è alimentato da un SoC M2 e da un nuovo chip chiamato R1; include una serie di tecnologie avanzate, tra cui una fotocamera TrueDepth, una videocamera principale, uno scanner LiDAR, 6 microfoni e 5 sensori. Il sistema operativo dedicato è chiamato visionOS ed è progettato per sfruttare appieno le potenzialità del visore.
Apple Vision Pro offre un’interfaccia che integra oggetti virtuali nello spazio reale che circonda l’utente. L’idea è quella di assicurare un’esperienza d’uso priva del problema della latenza, con una sensazione di profondità e tridimensionalità.
Apple Vision Pro e il concetto di spatial computing
Un (costoso) visore come Apple Vision Pro vuole rompere gli schemi proponendo una forma avanzata di interazione uomo-computer che si concretizza nello spazio fisico reale, piuttosto che dietro un tradizionale monitor. È questo il concetto di spatial computing che mira a unire “la macchina” con il mondo fisico, il digitale con il reale, aprendo a nuove forme di interazione e comunicazione.
Questo video ospitato su YouTube mostra la semplice predisposizione di un ambiente di lavoro. Come si vede, Vision Pro può integrarsi con il resto dell’ecosistema Apple consentendo di portare nello spazio fisico circostante, ad esempio, quanto visualizzato su uno o più monitor. Lo schermo di un computer fisico diventa quindi virtuale, può essere trascinato e ridimensionato nello spazio, usando gesture intuitive. Non solo. Si possono aggiungere più schermi virtuali, ad esempio per interagire con l’assistente digitale, con un’applicazione per la collaborazione e la produttività come Slack, aprire il riproduttore multimediale e così via.
Tenendo sempre indossato il visore Apple, si può fisicamente appoggiare contro un muro – esattamente come se fosse una bacheca – il browser Web Safari e, magari dall’altra parte della stanza, applicare la schermata della messaggistica istantanea. Ancora, al posto del televisore che si ha in un salotto, si può piazzare un servizio di online streaming accessibile tramite Vision Pro.
Il bello è che tutto ciò che l’utente decide di posizionare intorno a sé rimane esattamente in quel punto, anche se l’utente cammina nella stanza o si sposta in un altro ambiente. Inoltre, utilizzando tastiera e Magic Trackpad collegati via Bluetooth con Vision Pro, è possibile interagire esattamente con la schermata virtuale che si sta guardando tramite il visore.
Come funziona Apple Vision Pro in ambito lavorativo
La possibilità di posizionare più schermi in uno o più ambienti, con la possibilità di interagirvi all’occorrenza, appare certamente un’ottima cosa, soprattutto in ambito lavorativo.
Anziché essere continuamente costretti a passare da una schermata all’altra (si pensi alle tante applicazioni che si utilizzano al giorno d’oggi), Vision Pro offre la possibilità di tenere tutto sotto controllo, spostando semplicemente lo sguardo da un pannello all’altro.
Il vantaggio, come peraltro già evidenziato in precedenza, è quello di potersi muovere liberamente da uno spazio di lavoro all’altro, certi di ritrovare gli schermi virtuali laddove si erano creati e posizionati.
In questo video si vede, ad esempio, che in cucina si stanno ricevendo consigli su come eseguire una ricetta mentre in un altro ambiente, a uso studio, ci sono tutti i pannelli per lavorare con le applicazioni preferite, scambiare messaggi con i collaboratori, trovare informazioni sul Web e così via. La “ciliegina sulla torta” è l’approccio utilizzato da Vision Pro per la riproduzione di contenuti multimediali, live e on-demand: in tutti i casi lo schermo è ridimensionabile con un gesto e può diventare davvero molto ampio, a seconda delle proprie esigenze.
Il visore non si ricorda della posizione dei panelli una volta spento e riacceso
C’è un aspetto che desta stupore (in negativo). Allo stato attuale, Vision Pro non ricorda la posizione delle schermate che si fissano intorno a sé, nell’ambiente fisico circostante.
In altre parole, immaginate di aver disposto vari pannelli utili per il vostro lavoro, adatti per interagire in tempo reale con le applicazioni che usate più spesso. Ecco, l’attuale versione di visionOS non sembra registrare le informazioni spaziali. Ogni volta che si dovesse spegnere e riaccendere il visore, l’utente è di nuovo chiamato a svolgere il lavoro effettuato in precedenza. Nessun pannello pare essere conservato a partire dalla precedente sessione di lavoro.
Al momento il cantiere è aperto. Diversi utenti contestano che Vision Pro renda davvero il loro così fluido ed efficiente, complice anche l’angolo di visione che sarebbe comunque piuttosto stretto. Un esempio? Per alcuni essere costretti a muovere la testa di 90 gradi solo per rendere visibile la finestra di Slack o di qualunque altra app potrebbe risultare controproducente.
Il tempo ci dirà se Vision Pro resterà, per adesso, un primo “tentativo” di portare AR e VR nelle mani di un gruppo più ampio di clienti con ottime capacità di spesa o se, invece, possa davvero proporsi come vera rivoluzione. Per adesso Apple dice che Vision Pro è perfetto così.