Brad Smith, Microsoft Senior Vice President, ritiene che il numero di fornitori di applicazioni e servizi basati sul web sarà inizialmente limitato ad un numero di aziende di più grandi dimensioni. E’ impossibile comprendere adesso l’impatto che può avere il “cloud computing” sull’industria IT, in futuro. Ha spiegato Smith nel corso di un’intervista rilasciata ad una testata tedesca. “La portata dell’investimento iniziale non può che ridurre il numero di imprese che lanceranno servizi di cloud computing. Tali aziende dovranno infatti necessariamente allestire un certo numero di datacenter distribuiti a livello globale“, ha aggiunto Smith.
Con il lancio di Windows Azure, Microsoft il mese scorso è scesa in un campo che considera nuovo ma in grado di generare profitti in prospettiva futura. IBM, Google ed Amazon sono alcune delle società che già si sono gettate nella mischia offrendo i primi servizi di “cloud computing”.
Azure si propone come una piattaforma in grado di permettere l’interazione del sistema operativo con data storage ed altri servizi distribuiti. La soluzione di Microsoft si configura come come scalabile e ibrida. Scalabile in quanto adattabile alle singole e anche momentanee esigenze. Ibrida perché lascia all’utente la possibilità di scegliere quali applicazioni mantenere localmente e quali sfruttare “sulla nuvola”, ovvero appoggiandosi a risorse remote messe a disposizione dal colosso di Redmond.
Richard Stallman, attivista americano del movimento del software libero, hacker e programmatore, è stato uno di coloro che, invece, si sono subito schierati contro l’approccio “cloud computing” criticando aspramente e senza mezzi termini questo tipo di filosofia (ved. questa news).
Smith ha aggiunto che ad oggi ci sono alcuni aspetti legali che debbono ancora essere chiariti: ad esempio, di chi è la responsabilità relativamente ai trasferimenti di dati che vengono operati attraverso le dorsali Internet. Inoltre, i data service debbono essere regolati in maniera simile a quanto avviene per i servizi di telecomunicazione? “I vari governi dovrebbero, di concerto, discutere di questi aspetti in modo tale da fornire chiarimenti legislativi, anche a livello internazionale“, ha dichiarato Smith che comunque sottolinea come al momento vi siano già i presupposti per lavorare sul “cloud computing”.