Uno studio condotto dagli accademici della Florida Atlantic University (USA), reso pubblico nelle scorse settimane, ha messo in evidenza come il cinturino di smartwatch e braccialetti per il fitness sia un vero e proprio ricettacolo di batteri patogeni.
L’esperimento ha coinvolto alcune decine di volontari che svolgono attività, mestieri e professioni completamente differenti: ci sono individui che lavorano in ufficio, chi guida un veicolo per la maggior parte della giornata, chi si occupa di sport e allenamenti in palestra, vigili del fuoco, veterinari che eseguono anche interventi chirurgici e così via.
I braccialetti montati nei dispositivi indossabili sono costantemente a contatto con la pelle, spesso di giorno e di notte. Tuttavia, pochi considerano che il cinturino di tali prodotti può ospitare estese colonie di batteri potenzialmente molto dannosi.
Attenzione alla scelta e alla pulizia del cinturino dello smartwatch
Gli universitari della Florida Atlantic hanno accertato che tutti i cinturini presi in esame per lo studio (tranne uno solo…) vedeva la presenza di batteri del genere Pseudomonas, inclusi enterobatteri come Staphylococcus, Escherichia coli e del tipo Pseudomonas aeruginosa. Quest’ultimo è un germe che può causare infezioni negli esseri umani, soprattutto nei pazienti ospedalizzati. Può essere responsabile di polmoniti, problematiche del sangue e in altre parti del corpo dopo un intervento chirurgico.
Gli stafilococchi possono provocare malattie della pelle, delle ossa, dei tessuti molli e del sangue; l’Escherichia coli è invece un batterio che si trova comunemente nell’intestino umano e di altri animali: può causare problemi a vari livello (intestinale, ematico, urinario).
Le concentrazioni batteriche variano a seconda della tipologia del cinturino: gli studiosi hanno rilevato che vi sono importanti variazioni tra un materiale e l’altro. La fattura del cinturino che tutti noi teniamo al polso conta quindi moltissimo. In generale, è possibile mettere nero su bianco la seguente equivalenza:
concentrazione batterica tessuto ≧ plastica ≧ gomma ≧ pelle e metallo
I braccialetti realizzati in metallo tendono insomma ad avere relativamente pochi batteri sulle loro superfici: dei campioni analizzati, l’unico “pulito” era un cinturino realizzato in metallo dorato.
Come spiegano gli autori della ricerca, i batteri si legano con maggiore facilità con le superfici di materiali che sono porosi e facilmente caricati di elettricità statica. Si tratta di condizioni che possono contribuire in maniera significativa alla proliferazione batterica. Ovviamente l’attività svolta da ogni soggetto che indossa un braccialetto è cruciale: i frequentatori delle palestre, ad esempio, portano con sé dispositivi indossabili che nascondono – con maggiore probabilità – colonie di stafilococco.
I detergenti più efficaci per pulire i cinturini di smartwatch e altri dispositivi indossabili
Il gruppo di ricerca ha poi messo alla prova i detergenti comunemente disponibili sul mercato per accertare quali sono più efficaci per la pulizia dei cinturini così bersagliati dai batteri.
Per svolgere il test sono stati utilizzati Lysol, ovvero un disinfettante domestico molto diffuso Oltreoceano, etanolo al 70% (spesso adoperato in ambienti sanitari come disinfettante alcolico) e aceto di mele, popolare come disinfettante naturale e biologico.
Per dare un’idea del loro contenuto, i prodotti Lysol contengono alchil-dimetilbenzilico, ammonio saccarinato, etanolo, acido lattico, cloruro di ammonio, acido citrico e octil-decil-dimetil-ammonio cloruro, tutti con proprietà disinfettanti e antibatteriche.
I risultati della prova mettono in evidenza che tutti e tre i tipi di disinfettanti sono efficaci sulla maggior parte dei materiali, uccidendo quasi tutti i batteri entro 30 secondi. Con alcune eccezioni.
Sulla plastica, per esempio, la disinfezione dei braccialetti non si è rilevata efficace prima di 120 secondi: superfici ruvide, porose e appiccicose necessitano di tempi di contatto più lunghi.
Inoltre, gli unici detergenti efficaci contro gli stafilococchi sono gli spray disinfettanti e l’etanolo. Una soluzione come l’aceto di mele non ha ridotto significativamente il numero di stafilococchi anche dopo 300 secondi dall’applicazione.
In conclusione, tutti quei dispositivi con cinturino che vengono spesso indossati quotidianamente senza la pulizia di routine, vanno invece igienizzati con regolarità per evitare l’accumulo di batteri potenzialmente patogeni.